40 anni fa la prima telefonata da un cellulare

La Motorola era allora in concorrenza con un altro colosso dell’informatica e delle comunicazioni, la Bell, e ironia della sorte la prima telefonata senza fili della storia la fece lo stesso Marty Cooper, il 3 aprile 1973, camminando lungo la Sesta Strada di New York City, all’altezza dell’hotel Hilton, proprio sotto l’ufficio del suo rivale, Joel Engel, un ricercatore dei laboratori Bells di AT&T impegnato anch’egli, come detto, a sviluppare un telefono cellulare. Oggi Marty Cooper è impegnato con la moglie Arlene Harris, nonostante gli ottant’anni suonati, alla guida della società di telecomunicazioni che assieme hanno fondato nel 1986, a Del Mar, in California: la Dyna.

I suoi ricordi di quel periodo sono ancora molto vividi: “Scherzavamo, immaginando un futuro in cui a ogni persona sulla Terra al momento della nascita sarebbe stato assegnato un numero di telefono. Mi ricordo che la prima telefonata che andò a buon fine non fu a prima, ma la seconda. La prima volta infatti accesi l’apparecchio che si collegò al volo alla neonata stazione cellulare di Burlington e da lì fu subito trasferito alla linea terrestre ma, per l’emozione, sbagliai numero. Al secondo tentativo invece raggiunsi il destinatario, che scelsi con una certa perfidia, cioè il rivale appena battuto. Lo chiamai e gli dissi: “Hey Joe, indovina? Sono sotto il tuo ufficio e ti sto chiamando con un telefono cellulare… “.

Il tutto attraverso un apparecchio telefonico grande come una scarpa e pesante come un mattone, oltre un chilo.

Quello che conta è che da quel momento si innescò una rivoluzione che ancora oggi prosegue e dati alla mano dà i suoi frutti. Marianne Fay, capo economista della Banca Mondiale, sostiene fermamente che: “ La mobile revolution, ovvero la rivoluzione dei telefonini, sta trasformando la qualità della vita, aiuta a creare nuove possibilità di impresa e cambia il modo in cui comunichiamo producendo opportunità di sviluppo su una scala mai vista prima. Parliamo qui di telefonini evoluti, naturalmente, ovvero di smartphone, collegati alla rete di Internet e con sistemi operativi in grado di gestire applicazioni utili.”

Dello stesso tenore l’intervento di Ray Kurzweill, inventore, informatico e saggista statunitense: “Oggi un ragazzino in Africa con uno smartphone ha accesso a più informazioni di quelle che aveva il presidente degli Stati Uniti soltanto 15 anni fa. È questa la novità: con gli smartphone, decine di Paesi stanno scoprendo Internet senza passare per i computer. E l’impatto è notevole. Gli esempi raccolti dalla Banca Mondiale a sostegno di questa tesi sono innumerevoli. In Niger i telefonini hanno consentito ai commercianti di grano di conoscere i prezzi sui vari mercati e di regolarsi senza doverci andare di persona. In Uganda i telefonini sono usati dai docenti per contattare le famiglie in caso di assenza degli studenti e questo ha ridotto l’abbandono scolastico. In Sri Lanka la produzione del latte è cresciuta grazie a una semplice interfaccia sms che gli allevatori utilizzano per avere informazioni. In Perù la qualità del caffè è migliorata grazie ad una app per iPad (ma utilizzabile anche via web) che tiene traccia di tutta la filiera produttiva.”

L’ultima battuta di Marty Cooper è una piccola provocazione: “La rivoluzione si vedrà non appena tutti ci renderemo conto che in fondo il telefonino ormai serve soprattutto a scambiarsi dati, informazioni, servizi. Paradossalmente, la cosa meno utile che fa oggi un telefonino è farci parlare e farci ascoltare”.

Fonte Il Moderatore