Google, ‘meraviglie del mondo’ in un click Da Stonehenge ai trulli, tour virtuali su World Wonders

 

Sono infatti decine le perle del nostro Paese accessibili da subito da World Wonders e visitabili grazie all’integrazione del servizio di mappatura fotografica di Google Maps, Street View.

E’ possibile, ad esempio, fare un viaggio virtuale nell’area archeologica di Pompei, ma anche a Castel del Monte, visitare i centri storici di Firenze, Napoli, San Gimignano, Siena, Urbino, Ferrara, Pisa. Le Chiese rupestri della Puglia e della citta’ di Matera, le Cinque Terre, le Citta’ tardo barocche della Val di Noto, la Costiera Amalfitana, i Trulli di Alberobello e Villa Adriana a Tivoli.

Accedendo a World Wonders non solo sara’ possibile esplorare questi luoghi grazie a Street View, ma anche documentarsi sulla loro storia attraverso testi di approfondimento forniti dall’Unesco e sfogliare album fotografici virtuali o modelli 3D, messi a disposizione dai partner del progetto.

World Wonders e’ l’ultima iniziativa del Cultural Institute di Google, che ha gia’ contribuiti a progetti in ambito culturale come la digitalizzazione in alta risoluzione dei Manoscritti del Mar Morto, dell’archivio di Nelson Mandela e la possibilita’ di ammirare online 30 mila opere d’arte in alta risoluzione attraverso il Google Art Project. Foto, video, testi e tour virtuali del progetto sono disponibili all’indirizzo www.google.it/worldwonders.

http://www.ansa.it/web/notizie/canali/energiaeambiente/speciali/2012/05/31/ANSA-GOOGLE-MERAVIGLIE-MONDO-UN-CLICK_6961952.html

Google, ‘meraviglie del mondo’ in un click

ROMA – Conoscere in pochi clic i luoghi piu’ belli della Terra, comprese ‘meraviglie’ italiane come Pompei e le Cinque Terre: da oggi e’ possibile grazie a World Wonders, il nuovo progetto di Google che permette di esplorare online luoghi di interesse storico-culturale mondiale. E’ realizzato in collaborazione con Unesco, World Monument Fund e l’agenzia fotografica Getty Images ed ha come obiettivo la documentazione, anche per le generazioni future e a scopi didattici, del patrimonio artistico-culturale mondiale.

Attraverso World Wonders e’ possibile esplorare e visitare virtualmente ben 132 siti in 18 diversi Paesi: dai megaliti di Stonehenge agli antichi templi di Kyoto, dalla Reggia di Versailles al memoriale della pace di Hiroshima, passando per le bellezze naturali dello Yosemite National Park, solo per citarne alcuni. Tra i protagonisti di questo progetto c’e’ anche l’Italia.

Sono infatti decine le perle del nostro Paese accessibili da subito da World Wonders e visitabili grazie all’integrazione del servizio di mappatura fotografica di Google Maps, Street View.

E’ possibile, ad esempio, fare un viaggio virtuale nell’area archeologica di Pompei, ma anche a Castel del Monte, visitare i centri storici di Firenze, Napoli, San Gimignano, Siena, Urbino, Ferrara, Pisa. Le Chiese rupestri della Puglia e della citta’ di Matera, le Cinque Terre, le Citta’ tardo barocche della Val di Noto, la Costiera Amalfitana, i Trulli di Alberobello e Villa Adriana a Tivoli.

Accedendo a World Wonders non solo sara’ possibile esplorare questi luoghi grazie a Street View, ma anche documentarsi sulla loro storia attraverso testi di approfondimento forniti dall’Unesco e sfogliare album fotografici virtuali o modelli 3D, messi a disposizione dai partner del progetto.

World Wonders e’ l’ultima iniziativa del Cultural Institute di Google, che ha gia’ contribuiti a progetti in ambito culturale come la digitalizzazione in alta risoluzione dei Manoscritti del Mar Morto, dell’archivio di Nelson Mandela e la possibilita’ di ammirare online 30 mila opere d’arte in alta risoluzione attraverso il Google Art Project. Foto, video, testi e tour virtuali del progetto sono disponibili all’indirizzo www.google.it/worldwonders.

 

http://www.ansa.it/web/notizie/canali/energiaeambiente/speciali/2012/05/31/ANSA-GOOGLE-MERAVIGLIE-MONDO-UN-CLICK_6961952.html

Backdoor cinese nei chip USA?

ProASIC3 viene consigliatoper le sue doti di sicurezza superiore, ma stando a Skorobogatov si tratta di un dispositivo che contiene una backdoor attraverso la quale un malintenzionato potrebbe disabilitare o abusare delle funzionalità del chip. Nel chip è presente una chiave predeterminata, dice Skorobogatov, che ha la priorità anche sulle chiavi personalizzate specificate dall’utente.

 

Il ricercatore di Cambridge mette in guardia dai rischi connessi alla backdoor da lui scoperta, potenzialmente in grado di tramutare ogni chip ProASIC3 in circolazione in “un’arma simil-Stuxnet avanzata, per attaccare potenzialmente milioni di sistemi”.

Ne va della sicurezza nazionale e delle infrastrutture pubbliche statunitensi, dice Skorobogatov, ma un altro ricercatore (Robert David Graham) non è affatto d’accordo con la visione complottistica del “collega”: per Graham la backdoor non è intenzionale, e comunque i cinesi avrebbero più interesse a spiare proprietà intellettuali integrate nei chip personalizzati piuttosto che “attaccare” militarmente gli USA.

Cina, microblogging e censura a punti

Più volte descritto come il Twitter cinese, il popolare Sina Weibo aveva già chiesto ai suoi iscritti di fornire la propria identità per continuare ad esprimersi online. La piattaforma asiatica ha ora introdotto un curioso meccanismo punitivo che per certi versi ricorda il sistema dei punti sulle patenti di guida italiane. Ma i milioni di internauti cinesi non verranno multati per infrazioni del codice della strada.

In base alle condizioni d’uso accettate, i 300 milioni di utenti di Sina Weibo partono da un totale di 80 punti all’apertura di un singolo account. In caso di violazioni delle condizioni d’uso, i gestori del sito possono sottrarre questi punti, fino ad arrivare ai casi più estremi in cui da 80 si passi a 0. In quel caso, l’account aperto dall’utente viene automaticamente eliminato.

 

Ma gli utenti di Sina Weibo potrebbero anche guadagnare punti in base a determinate attività social. Ad esempio, 10 punti in più per l’inclusione di un numero telefonico o per il numero di serie della propria carta d’identità. Al contrario, le nuove regole introdotte dal sito – con effetto dall’inizio di questa settimana – prevedono la sottrazione di punti per la pubblicazione di commenti o post sgraditi alle autorità asiatiche.

Evidentemente, una forma bizzarra di censura, dopo che lo stesso governo di Pechino aveva effettuato un giro di vite contro la diffusione di indiscrezioni giornalistiche pericolose per la stabilità e la sicurezza nazionale. Chiunque attacchi verbalmente un soggetto terzo – dunque anche un esponente di governo – perderà dei punti su Sina Weibo, così come chi diffonderà i principi della rivolta popolare.

La stessa piattaforma di microblogging ha ora pubblicato un annuncio di lavoro per la ricerca di soggetti disposti a monitorare costantemente le attività di pubblicazione dei vari account. Mentre il dipartimento di polizia di Shanghai sembra ormai pronto a lanciare un’unità speciale per la sorveglianza continua dei vari siti Internet. L’artista e dissidente Ai Weiwei ha da poco pronosticato il crollo imminente della grande muraglia digitale.
http://punto-informatico.it/3528425/PI/News/cina-microblogging-censura-punti.aspx

Il super-virus e il misterioso Stato hacker

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Al momento il virus sembra essere particolarmente attivo nel Vicino Oriente, specialmente in Iran, con poco meno di 200 computer infettati. Ma avrebbe colpito anche i territori palestinesi (98 computer, tra i quali quelli di una banca), Sudan (32), Siria (30), Libano (18) e Arabia Saudita (10). Così come sarebbe comparso anche in Israele e, in misura minore, in Egitto Russia, Austria, Hong Kong e negli Emirati arabi uniti.
Della sua esistenza se ne sono accorti gli esperti della Kaspersky Lab, la multinazionale russa della sicurezza informatica, in collaborazione con l’agenzia dell’Onu Itu (International Telecommunication Union), mentre stavano indagando su Wiper, un altro computer worm che ha recentemente colpito i sistemi informativi della compagnia petrolifera nazionale iraniana. Quello che la Kaspersky Lab scopre durante le sue ricerche è allarmante: da almeno un paio di anni (anche se le prime tracce risalgono al 2007 in Europa) il virus Flame sta spiando privati cittadini, aziende, banche, istituzioni accademiche e governative, prelevando una montagna di dati sensibili – dalle ricerche su internet alle conversazioni su Skype – senza che nessuno si fosse accorto di niente.
“Una volta che Flame è penetrato nel computer, inizia alcune operazioni automatiche come controllare il traffico effettuato sulla rete, registrare conversazioni, scattare foto delle immagini che appaiono sul video e intercettare cosa viene digitato sulla tastiera”, ha spiegato Vitaly Kamluk, a capo della società di protezione informatica russa Kaspersky, citato dalla Bbc. “Uno dei fatti più allarmanti – sottolinea Alexander Gostev, capo della sicurezza ai laboratori Kaspersky – è che l’attacco di Flame è in pieno svolgimento, e i suoi autori stanno sorvegliando continuamente i sistemi infetti, mentre al tempo stesso collezionano informazioni e attaccano altri sistemi per fini ancora ignoti”.
Ma se i fini, al momento, rimangono ignoti ai più, gli autori del famigerato programma sembrano avere un piano ben preciso. Quello che stupisce, infatti, è la capacità del malware di compiere “attacchi molto mirati” contro bersagli ben precisi. “I computer infettati probabilmente si conteranno in decine, forse in centinaia, ma molto probabilmente non oltre”, ha spiegato alla France Presse Laurent Heslault, direttore delle strategie di sicurezza del gruppo di sicurezza informatica Symantec, che non nasconde una certa ammirazione per gli autori di un programma tanto complesso: “Flame è una minaccia molto sofisticata e molto modulare. È la cassetta porta-utensili del cyber-spionaggio in tutto il suo splendore”. Per questo motivo anche Heslault si dice certo che dietro a Flame “non ci sono cyber-criminali comuni né degli attivisti, ma qualcuno che ha mezzi”.
Per le modalità del programma e i bersagli scelti, gli occhi sono subito stati puntati verso Israele, che già nel 2010 venne indicato come principale indiziato dietro al virus Stuxnet (e successivamente per il simile Duqu) che creò diversi problemi alle istallazioni nucleari iraniane. Da Tel Aviv, come da prassi, non confermano né smentiscono, preferendo un’ambiguità piena di sottintesi. “È ragionevole pensare che quanti considerano l’Iran una minaccia ricorrano a diversi mezzi, compreso questo, per sventarla”, ha dichiarato il vicepremier israeliano Moshe Yaalon rispondendo a una domanda su Flame. “Israele – ha poi aggiunto – ha la fortuna di essere un Paese high-tech; i mezzi di cui disponiamo ci dischiudono ogni genere di opportunità”.

Fonte Rinascita

Russia e Cina, no a missioni armate in Siria. Consiglio diritti umani si riunisce venerdì

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Sulla stessa lunghezza d’onda anche il governo cinese, che manifesta la sua totale “opposizione a un cambio di regime in Siria attraverso l’uso della forza”, come ha detto il portavoce del ministero degli esteri di Pechino, Liu Weimin.

Intanto fonti diplomatiche fanno sapere che è fissata per venerdì a Ginevra la seduta speciale del Consiglio dei Diritti Umani, per discutere della grave situazione siriana e in particolare del massacro di Hula.

Non si ferma tuttavia la linea dura di molti Paesi europei, e non solo, nei confronti del regime di Assad: anche il governo del Giappone ha intimato all’ambasciatore della Siria a Tokyo di lasciare il Paese.
Provvedimenti similisono stati adottati finora da Australia, Francia, Germania,

Spagna, Gran Bretagna, Italia, Canada, Bulgaria, Stati Uniti e Belgio; Paesi Bassi e Svizzera hanno invece dichiarato il rappresentante siriano ‘persona non grata’.

Intanto l’ex segretario generale dell’Onu Kofi Annan continua il suo viaggio di consultazioni nell’ambito degli sforzi per “risolvere la crisi siriana”. Dopo la sua visita a Damasco, dove ieri ha incontrato il presidente siriano Bashar al Assad, l’inviato speciale Onu è atteso oggi ad Amman in Giordania. Fonti del palazzo reale riferiscono che Annan sarà oggi ricevuto da Re Abdallah e dal ministro degli esteri Nasser Jawde. In serata raggiungerà Beirut.

Fonte Repubblica

L’aspirina salva la pelle dai tumori

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Il confronto tra utilizzatori di aspirina (come nel caso di soggetti che ne fanno uso in maniera regolare per la prevenzione delle malattie cardiovascolari) e soggetti che usano gli antinfiammatori in maniera sporadica (in tutto 178.000 soggetti presi in esame) ha evidenziato una maggiore protezione dei primi nei confronti del melanoma, un cancro difficile da curare, che può arrivare, a secondo delle dosi e della durata, fino al 46%, dimezzando praticamente il rischio di sviluppare il tumore. La prospettiva migliore riguarda colore che hanno assunto il farmaco per sette anni o più e conferma ancora una volta le importanti proprietà antineoplastiche dell’aspirina (nuovi studi ne evidenziano l’azione contro il cancro al colon, all’utero, ma anche contro le metastasi).

I tumori della pelle che risultano più ostacolati dall’uso di aspirina e iburpfene sono stati carcinoma a cellule squamose e melanoma maligno, mentre un a minore efficacia dell’effetto si è riscontrata sul carcinoma a cellule basali, che colpisce più di frequente le zone del corpo espoeste al sole, in particolare testa e collo. La migliore prevenzione dei tumori della pelle resta, infatti, l’esposizione misurata al sole, mai nelle ore più calde della giornata d’estate, e sempre, in questi casi, con opportuni filtri per i raggi UV.

Fonte Il Sole 24 Ore

Spiare il Papa, una pratica antica

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DE MAGISTRIS ARENATO SUI MOLI
La procura indaga sui moli costruiti a Napoli per i catamarani della Coppa America. La festa è finita, ma resta la scogliera che doveva scomparire. «Sparirà prestissimo», hanno assicurato in Comune. Ma intanto è ancora lì. «L’assicurazione era che quei giganti erano provvisori, insomma, dovevano essere smontati dopo l’America’s Cup del 2012. Tutto, magari, regolare sulla carta. Ma a Napoli ci credevano in pochi: tremila camion per montare i “baffoni” e ora toccherà smontarli. Come? Ancora non è deciso. Una cosa è certa: finora sono stati spesi 2 milioni», ha riportato Il Fatto. Non basta: «Ci vorranno altri 2 milioni per rimuoverle, così siamo a 4», ha denunciato Antonio Polichetti dell’Assise della città Napoli.

UN GIUDICE PER MINZO
Toh, qualcuno ha dato ragione ad Augusto Minzolini e torto a Gianfranco Fini. Il presidente della Camera aveva fatto un esposto all’Ordine dei giornalisti contro l’ex direttore del Tg1, per un servizio critico nei suoi confronti. Ma l’Ordine ha respinto l’esposto con una motivazione che ha il sapore di una lezioncina per Fini: «La libertà di esprimere opinioni “finora non risulta essere patrimonio esclusivo dei parlamentari”», ha scritto Il Giornale. Potrà essere antipatico Minzolini, ma la libertà di critica dei giornalisti va difesa, che piaccia o meno.

IL PARTITO DELL’AMORE
«Nel Pdl è in corso una guerra tra quelli che vorrebbero ancora Silvio Berlusconi sul ponte di comando (da king-maker ma anche da candidato premier) e chi invece pensa che lo scalpo del Cavaliere sia la garanzia migliore per attirare i famigerati moderati insieme con Pier Ferdinando Casini e Luca di Montezemolo. Tra i primi ci sono Alessandro Sallusti e Daniela Santanché. Per i secondi vale il caso di Fabrizio Cicchitto, che un mese fa a Orvieto parlò di carisma appannato del capo», da Il Fatto.

LA GUERRA DELL DONNE AL NYT
Dove c’è casino c’è donna, e il New York Times non è sfuggito alla regola. Si è scoperto che dietro il siluramento in tronco della storica ad del gruppo, Janet Robinson, da 20 anni in azienda, c’è la nuova fidanzatina del capoccione del Nyt Arthur Sulzberger Jr. Il 9 dicembre scorso chiamò la Robinson in ufficio e le comunicò che era fired, licenziata. Ancora oggi ripete agli amici che non sa bene perché sia stata cacciata. Secondo la ricostruzione pubblicata adesso dal New York Magazine, Janet dovrebbe chiederlo a Claudia Gonzalez, la nuova fidanzata di Sulzberger.
Perché è vero che dietro al suo licenziamento c’era la crisi del gruppo, il crollo del valore delle azioni che ha indispettito la proprietà, le ambizioni del cugino dell’editore Michael Golden, la disputa col guru di internet Martin Nisenholtz. Ma il colpo finale, ha spiegato La Stampa, è arrivato dalla rivalità con Claudia.

Fonte Lettera 43

NUOVO MALWARE

Hot News: Calcio, scommesse e analisi forense Segui Webnews: Facebook Twitter Google+ Email Rss SicuriOnline, il decalogo per la sicurezza sul Web Google scende in campo contro DNSCharger McAfee: malware in aumento su Android, PC e Mac Quando il CAPTCHA diventa un gioco Homepage Software Sicurezza Cyberwar Flame, l’arma nuova dello spionaggio informatico I Kaspersky Lab hanno individuato un nuovo malware, denominato Flame, che rappresenta la più potente arma per la cyberwar finora conosciuta. 29/05/2012 08:00 Luca Colantuoni Stampa Commenta 0 I Kaspersky Lab hanno annunciato la scoperta di un nuovo e sofisticato malware utilizzato per compiere attacchi in diversi paesi. Il suo nome completo è Worm.Win32.Flame e può essere senza dubbio definita come la più pericolosa arma per lo spionaggio informatico mai creata, più potente di Duqu e Stuxnet, con i quali condivide molte caratteristiche, come l’area geografica e gli obiettivi. La scoperta di Flame è avvenuta per caso. I Kaspersky Lab erano stati contattati dalla ITU (International Telecommunication Union) per indagare su un malware che stava cancellando informazioni sensibili sui computer in Medio Oriente. Durante la ricerca di quel programma nocivo, soprannominato Wiper, è stato individuato un nuovo tipo di minaccia finora sconosciuta. Flame, infatti, esiste da almeno due anni, ma grazie alla sua estrema complessità e per la natura degli attacchi mirati, nessun software di sicurezza è stato in grado di rilevarlo. Uno dei mezzi utilizzati per infettare il PC è tramite pen drive USB, come accaduto per Stuxnet. Inoltre, il malware può diffondersi nella rete locale, sfruttando una vulnerabilità di Windows nei sistemi con stampante condivisa, o quando eseguito da un utente che possiede i diritti di amministratore per un controller di dominio. Una volta installato sulla macchina target, Flame colleziona tutte le informazioni sensibili utilizzando differenti metodi: sniffing del traffico di rete, registrazione delle conversazioni audio mediante il microfono del PC, screenshot di alcune applicazioni ritenute interessanti, tra cui i software di instant messaging, e intercettazione della tastiera. Il malware è in grado anche di “ascoltare” a distanza i dispositivi connessi al sistema infetto tramite Bluetooth. I dati raccolti vengono poi inviati a diversi server di comando e controllo dislocati in varie parti del mondo. La complessità di Flame, che in un certo senso lo rende unico, è dimostrato dalla sua dimensione di oltre 20 MB. Ciò rende più difficile analizzare ogni riga di codice per scoprire con esattezza il suo funzionamento. Si tratta di una vera e propria applicazione costituita da numerosi moduli che continuano ad essere aggiornati. Secondo Kaspersky, teoricamente gli autori del malware potrebbero essere tre: hacktivisti, cybercriminali e stati. Dato che non è stato creato per rubare denaro dai conti bancari ed essendo molto diverso dai semplici tool usati dagli hacktivisti, Flame è stato certamente sponsorizzato da qualche nazione, come si evince anche dalla posizione geografica dei target (Iran, Israele/Palestina, Sudan, Siria, Libano, Arabia Saudita e Egitto). ITU utilizzerà la rete ITU-IMPACT, composta da 142 paesi e importanti operatori del settore (inclusi i Kaspersky Lab), per avvisare i governi e la comunità tecnologica relativamente a questa minaccia informatica.