Analizzatore di Spettro – Rilevatore professionale OSCOR Green per Bonifiche Ambientali da Microspie

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Strumentazione Anti Intercettazione compatto e leggero.

Il potente rilevatore, alloggiato in una struttura compatta e leggera (soltanto 4,4 Kg), consente un’ottima mobilità durante l’operazione di scansione e analisi dei segnali nelle area sotto esame.

Caratteristiche e funzioni principali del Rilevatore di Microspie

  • Il sistema di antenna auto switch integrato a 24 GHz non richiede antenne o cavi aggiuntivi.
  • Rilevatore portatile e leggero pesa soltanto 4.4kg.
  • Touchscreen, zoom e funzione di “trascinamento e rilascio” per facile utilizzo.
  • Durata della batteria di 2-3 ore.
  • Facile rilevamento di tracce di riferimento e di destinazione che per analisi rapide vengono velocemente catturate, conservate, e confrontate (incluse le differenze).
  • Generazione veloce di elenchi di segnali.
  • Analizzatore di spettro portatile con spettrogramma a “cascata” su display.
  • Demodulatori integrati FM, AM Sub Carrier, SSB, segnali video (visualizzati sul monitor)
  • Durande la demodulazione vengono visualizzate, in tempo reale, le variazioni dello spettro.
  • Controllo e gestione a distanza del Oscor Green utilizzando un Virtual Network Computing software (o VNC).

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Servizi d’Intelligence e crisi Finanziaria. Intervista ad Aldo Giannuli

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Dopo la fine della guerra fredda si è affermato un nuovo ordine mondiale, che ha avuto al suo centro quello che viene chiamato il compromesso, il matrimonio fra la moneta e la spada, un ordine nel quale i due pilastri erano da un lato la finanza, dall’altro le forze armate. Ora concentrandosi sull’aspetto finanziario, questo nuovo ordine mondiale presupponeva una serie di regole non scritte, fra cui la costante primazia americana, attraverso il dollaro che acquisiva funzioni importanti in questo senso e presupponeva una libertà di circolazione dei capitali che avrebbe avuto il suo cuore in Wall Street. Insomma il nuovo ordine monopolare era costruito sull’accordo fra Wall Street e il Pentagono. Questo ordine è durato, grosso modo, una quindicina d’anni. Diciamo dal 1993 al 2008. Con il 2008 la crisi da un lato ha scosso l’ordine finanziario mondiale, e l’insuccesso sostanziale degli americani in Afghanistan e Iraq, dove la guerra ha dato risultati sproporzionati rispetto al loro costo economico, ha scosso anche il pilastro miliare. Nel frattempo la Cina è molto cresciuta. C’è stata una ripresa dell’Armata Rossa molto importante. Una ripresa della politica degli armamenti in tutta l’Asia. Ed ecco che lo scontro tende a polarizzarsi sull’aspetto finanziario. Questo è il cuore del problema. Oggi sulla questione finanziaria Si sta verificando una guerra per stabilire l’egemonia.


Un ruolo determinante nella strategia della guerra, fin dai tempi del generale cinese Sun Tzu (l’autore dell’arte della guerra), lo hanno sempre avuto i Servizi d’Intelligence. Oggi nella “guerra economica” il loro ruolo non è diminuito anzi assume maggiore “intensità”, è così?

Certo. Basta una riflessione molto semplice, per capire perché in un “ordine” del genere i servizi segreti la fanno da padrone. Se io devo comprare il grano e sono uno speculatore io voglio sapere prima degli altri se il grano aumenterà o diminuirà di prezzo, perché se aumenterà mi conviene comprare “adesso””, se diminuirà mi converrà vendere i contratti. Avere informazione è fondamentale. I servizi segreti si chiamano servizi di informazione e sicurezza, quindi il primo che può farmi sapere qualcosa sono proprio i servizi segreti. Poi la loro presenza in alcune centrali economiche, riescono in qualche modo ad influenzare o alterare l’apprezzamento sul mercato dei titoli finanziari e soprattutto delle valute. Questo probabilmente sarà l’anno di una guerra valutaria molto pesante, iniziata con la manovra sullo yen da parte del governo giapponese. Noi dal 1971 abbiamo “devitalizzato” l’ordine monetario, per cui non sono più le scorte d’oro che fanno garanzia alle monete e in qualche modo ne danno la misura del potere d’acquisto. Dal 1971 abbiamo stabilito un ordine in base al quale le monete vengono valutate in base ad un apprezzamento reciproco, quindi hanno delle parità estremamente mobili, mentre prima le parità erano abbastanza fisse e mutavano molto lentamente. Questo ha il suo esito: per esempio se lei valuta che cosa succede: abolirà le esportazioni ma pagherà di più le importazioni. Qui è evidente che il controllo dei mercati, addirittura nell’ordine della giornata, è determinante per stabilire i margini di guadagno e perdita di ciascuno. I giapponesi hanno iniziato con la svalutazione con le misure economiche verso la Cina, però questo ha dei risvolti anche per l’Europa. Però come dice Rubini se svalutiamo tutti insieme rimaniamo tutti al punto di prima ma in più c’è una svalutazione del costo delle materie prime. Quest’anno minaccia di essere un anno molto turbolente da questo punto di vista.

In questi anni si è assistito ad una crescita notevole dei servizi d’intelligence “privati” (vedi in particolare Usa). Qual è la situazione in Italia e come sono i rapporti con i servizi statali?
I servizi segreti “privati” nella grande maggioranza dei casi sono fatti da ex agenti dei vecchi segreti statali o di particolari corpi di polizia, e si occupano ufficialmente della sicurezza, quindi per esempio tutela dal furto dei brevetti, difesa dei dirigenti e del management da eventuali attentati. In realtà poi hanno compiti d’informazione come qualunque altro servizio segreto. Naturalmente i servizi segreti privati tendono a costituire una comunità con i servizi segreti statali del proprio paese: c’è uno scambio di informazioni che passa attraverso le conoscenze di vecchi colleghi. In Italia questo è successo con la Telecom e forse la Mediaset ha qualcosa di questo genere, non esiste però una cosa paragonabile alla Kroll americana, che è il “servizio segreto” di Wall Street. Questo in Italia non lo abbiamo. Sulla guerra di intelligence siamo molto arretrati rispetto agli altri. Sia privati che pubblici.

Veniamo all’Italia. Recentemente i Servizi italiani hanno inviato al Copasir, la notizia è apparsa sulla Repubblica del 10 gennaio scorso, un rapporto sulle infiltrazioni della Cina in ambiti colpiti dalla crisi (dalle speculazioni immobiliari, vedi le aree della ex Falck di Sesto Giovanni, alle Banche, alla Nautica da di Porto). Le chiedo oltre alla Cina quali sono secondo lei gli altri possibili “agenti di infiltrazione” per conto di Stati esteri?
Quella che è una cosa che è determinata dalle norme che abbiamo sottoscritto: la liberalizzazione degli scambi internazionali, della globalizzazione, comporta un problema di sicurezza. Però non è che se lo fanno i francesi, o gli americani è diverso se lo fanno i cinesi. Io ho l’impressione che si dia un allarme forse più per favorire qualche investitore italiano sulle privatizzazioni che non reale, quello che fanno i cinesi è quello che fanno tutti.

Le Armi e l’Energia?
Vorrei ricordare che ci fu grande scandalo cinque anni fa quando capitali stranieri cercavano di accaparrarsi l’equivalente dell’Enel francese e la Francia disse non se ne parla nemmeno per la sicurezza. Tutti si scandalizzarono. Invece poi venne fuori che problemi di sicurezza ci sono e questo problema lo avremo tanto sull’Enel, quanto su Eni e Finmeccanica soprattutto.

Su questo fronte come giudica, in questo ambito, la professionalità dei Servizi Italiani? Ci sono lacune?
Non mi pare che siamo messi bene, direi che c’è un livello di professionalità molto al di sotto delle vicende, poi ovviamente giudico dai risultati esterni, perché non so quello che c’è dentro, le operazioni, ma in generale l’impressione che si ricava, anche da quel rapporto che lei ha citato, che denota una preparazione piuttosto discutibile di chi lo ha elaborato.

Fonte RaiNews24

Appello a Microsoft e Skype su privacy e trasparenza

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Come si apprende leggendo la lettera pubblica, sono ormai 600 milioni gli utenti di Skype, molti dei quali sono preoccupati per la riservatezza delle loro comunicazioni perché vivono in Paesi con regimi totalitari o perché interessati a tutelare il proprio business. La richiesta dei firmatari dell’appello consiste sostanzialmente nella pubblicazione e nell’aggiornamento di un “Trasparency report”, che informi gli utenti sul trattamento dei dati personali e sui criteri adottati per la protezione delle conversazioni.

Si chiede, al primo punto, di conoscere “La quantità di informazioni sull’utente che Skype trasmette a terzi, disaggregati per Paese d’origine della richiesta, comprendendo il numero di richieste da parte dei governi e il tipo di dati richiesti”. Inoltre, il report dovrebbe fornire “dettagli specifici su tutti i dati degli utenti che Microsoft e Skype raccolgono attualmente, e le politiche per la loro conservazione”.

Ma l’appello entra anche in un maggiore dettaglio, quando chiede di rendere pubblica “la documentazione riguardante l’attuale rapporto operativo tra Skype e TOM Online in Cina”, ma anche con “altri soggetti terzi che hanno attualmente licenza d’uso della tecnologia Skype”. A questo proposito, sarebbe importante sapere quello che l’azienda conosce sulla “capacità di sorveglianza e di censura a cui gli utenti possono essere sottoposti nel caso adottino queste alternative”.

Infine, si chiede di conoscere “le politiche e le linee guida seguite dai dipendenti quando Skype riceve e risponde alla richiesta di consegnare dati degli utenti a forze dell’ordine e agenzie di intelligence degli Stati Uniti e altrove ”.

Per suggellare con un po’ di veleno le proprie proposte, i firmatari ricordano che Google, Twitter e sonic.net pubblicano semestralmente un rapporto sulle richieste di consegna di dati dei propri utenti da parte di altri soggetti.

Vedremo se Digital rights foundation , Open Media , Tibet Action Institute e le altre 42 organizzazioni mobilitate otterranno udienza o risposta da Microsoft-Skype.+

Fonte La Stampa

WhatsApp viola le leggi sulla privacy sui nostri numeri di telefono

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Prodotto dalla californiana WhatsApp Inc, offre una alternativa gratuita per ricevere ed inviare SMS, e per il grande successo può contare più di un miliardo di messaggi mandati ogni giorno. Nonostante ciò, gli utenti sembrano trascurare un importante aspetto, la propria privacy.

La relazione delle autorità giunge in un momento critico per le maggiori aziende Internet, come per Facebook, il quale ha recentemente avuto problemi in merito alla memorizzazione e la condivisione dei dati personali.

L’OPC (Office of the Privacy Commissioner of Canada) ed il Dutch Data Protection Authority, in un rapporto congiunto pubblicato Lunedì, hanno convenuto che l’applicazione ha violato le leggi sulla privacy perchè gli utenti sono obbligati a fornire l’accesso a tutti i numeri di telefono in rubrica, anche quelli di coloro che non utilizzano WhatsApp.

“This lack of choice contravenes (Canadian and Dutch) privacy law. Both users and non-users should have control over their personal data and users must be able to freely decide what contact details they wish to share with WhatsApp,” Jacob Kohnstamm, chairman di Dutch Data Protection Authority”

L’impossibilità di scelta di contrappone alle leggi sulla privacy in Canada ed Olanda. Sia gli utenti che i non utenti dovrebbero avere il controllo sui propri dati personali, e dovrebbero essere liberi di decidere quali dati condividere e quali mantenere privati. devono essere in grado di decidere liberamente quali dati di contatto che desiderano condividere con WhatsApp.

Inoltre i ricercatori hanno riscontrato che l’app mantiene i numeri di cellulare dei non utenti contravvenendo ulteriormente alle leggi sulla privacy.

WhatsApp ancora non si è espressa in merito. Quest’ultima è impegnata a fare modifiche per proteggere la privacy degli utenti, tra cui permettere l’aggiunta manuale dei contatti, secondo gli inquirenti.

Nel settembre del 2012, ha introdotto la crittografia per il suo servizio di messaggistica mobile, in parte in risposta alle preoccupazioni sollevate dall’inchiesta. Ma i problemi non finiranno qui, per questo l’autorità olandese continuerà a monitorare WhatsApp e potrebbe anche imporre salate sanzioni.

Fonte Androidiani

Chi guarda il tuo profilo di Facebook? Scoprilo!

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Amico refresh – Il sito Science 2.0 ha almeno tre ipotesi che definisce “probabilistiche” piuttosto che “deterministiche” su chi guarda più spesso il tuo profilo. Il primo metodo è quello di aggiornare più volte la tua pagina e vedere gli amici che compaiono nel riquadro di destra. Ho provato e in effetti qualcuno dei miei è sempre presente (anche se in posizione diversa). Secondo Science 2.0 queste sono le persone che hanno consultano più spesso e più a lungo il tuo profilo nelle ultime trentasei ore.

Abbecedario – Il secondo trucco per scoprire chi butta spesso un occhio tra le tue cose su Facebook è invitare tutti i tuoi amici a un evento. Ci sono tre categorie di persone: chi ha accettato l’invito, chi è ancora indeciso e chi ha rifiutato. Secondo Science 2.0 le persone che compaiono nelle prime 5 posizioni di ogni categoria hanno guardato il tuo profilo o le tue immagini. Il terzo stratagemma è usare la barra delle ricerche che trovi nella parte superiore di ogni pagina digitando singolarmente le lettere dell’alfabeto. L’interpretazione è bivalente: la prima persona che salta fuori è l’ultima che hai visitato o l’ultima che ha sbirciato te. Solo tu puoi saperlo… Altro indizio su chi potrebbe aver tentato di guardare, o magari guardato il tuo profilo se non hai impostato rigide regole sulla privacy, è elencato nella lista degli amici che potresti conoscere nella finestra principale di Facebook. Boh, va a sapere se è vero…

Stalker o non stalker? – Conoscete Friendster? È una rete sociale australiana che va ancora abbastanza forte nei paesi asiatici. Ti parlo di Friendster perché a fine settembre del 2008 lanciò proprio una funzione per sapere chi guardava, e quanto spesso, il tuo profilo. E fu la sua fine. Il social cercò di riproporsi al grande pubblico negli anni seguenti ma senza grande successo. Insomma, la rete pare non ami gli “stalker”. Se però siete davvero intenzionati a scoprire chi è ossessionato da voi su Facebook, ci sono due strumenti che potrebbero fare al caso vostro: questo bookmarklet (piccolo programma in JavaScript che puoi salvare tra i preferiti del browser) e l’add-on WhoIsLive. Non ti assicuro che funzionino al 100% ma tentar non nuoce.

Fonte Jacktech

Miliardi di Terre e neppure un UFO?

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Secondo recenti valutazioni statistiche realizzate dallo Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, il 17% delle stelle della nostra galassia ha un pianeta di una dimensione simile a quella della Terra che ci gira attorno. Considerando che la nostra galassia è popolata da circa cento miliardi di stelle, ciò significa che potrebbero esserci circa 17 miliardi di pianeti di dimensioni simili a quelle della Terra; alcuni di questi dovrebbero avere orbite molto vicine alle proprie stelle e, come nel caso di Mercurio per il nostro sistema solare, temperature superficiali molto elevate e acqua completamente evaporata. In queste condizioni la vita, così come noi la intendiamo, sembra sia molto difficile da essere generata. L’acqua allo stato liquido, in particolare, sembra sia un elemento fondamentale per la formazione di molecole complesse. Anche la presenza di un’atmosfera sembra essere cruciale per la nascita della vita, soprattutto ai fini di una efficace termoregolazione.

In ogni caso, se le statistiche sono corrette, nella sola nostra galassia, è possibile che ci sia un buon miliardo di pianeti extrasolari di dimensione terrestre nella fascia di abitabilità e quindi nelle condizioni di ospitare la vita. Un numero straordinariamente elevato che gli astronomi non immaginavano fino a pochi anni fa.

È mai possibile che con una tale quantità di pianeti simili alla Terra non ci siano vite extraterrestri in contatto con noi? Sì, è possibile, anzi direi estremamente probabile.

Bisogna ricordarsi che le distanze tra le stelle, anche quelle più vicine, sono straordinariamente elevate, dell’ordine dei milioni di miliardi o addirittura dei miliardi di miliardi di chilometri, e che non è possibile superare la velocità della luce, di soli trecentomila chilometri al secondo. Queste due condizioni non consentono di immaginarsi un contatto diretto e rendono letteralmente impossibile un viaggio interstellare, sia per noi sia per eventuali probabili extraterrestri.

L’altro limite fortissimo è la finestra temporale della nostra civiltà e, con tutta probabilità, anche di quella degli eventuali extraterrestri. Qualsiasi cosa nell’Universo nasce, vive e muore. Una stella, un pianeta, una specie animale, un essere umano, una civiltà. Tutto intorno a noi ha un ciclo che, necessariamente, termina con la morte o l’estinzione. Nel caso dell’Uomo, le prime tracce di ominidi risalgono a circa 2 milioni di anni fa ma quelle dell’homo sapiens moderno sono di 150 mila anni fa; il primo satellite artificiale realizzato dall’uomo ha lasciato la crosta terrestre poco più di cinquanta anni fa (Sputnik: 4 Ottobre 1957). In quanto tempo si estinguerà la nostra civiltà? Centomila anni? Difficile prevederlo ma sicuramente, se continueremo a gestire così male il nostro pianeta, anche molto prima. In un arco temporale così breve rispetto alla durata dell’Universo è praticamente impossibile, o per meglio dire altamente improbabile, che due civiltà nate casualmente su due pianeti nella nostra galassia si incontrino: avranno vissuto in finestre temporali differenti e non avranno avuto modo di scambiarsi neppure un messaggio. La sproporzione fra la dimensione spaziale e quella temporale dell’Universo era stata già colta da Enrico Fermi, il quale diede il nome a un paradosso riguardante la possibilità di stabilire dei contatti con entità aliene.

Eppure gli ufologi, senza portare alcuna prova certa, sostengono che ci sono stati già molti contatti con civiltà aliene e che sono stati fatti molti avvistamenti di oggetti non identificati, i cosiddetti UFO, che potrebbero essere navi spaziali provenienti chissà da quale pianeta lontano. A me sembra quanto meno bizzarro che una civiltà extraterrestre, dopo aver affrontato un viaggio massacrante durato forse molte decine di migliaia di anni, arrivi sulla Terra e non si palesi in maniera evidente. La verità è che non sono mai arrivati. E che le fantasie degli ufologi sono alimentate, come spesso accade, da una buona letteratura e filmografia di fantascienza. Cerchiamo però di non confondere la fantascienza con la scienza.

Questa confusione è addirittura recentemente approdata in Parlamento dove due nostri Onorevoli, Giuseppe Vatinno e Francesco Barbato, entrambi dell’Italia dei Valori, entrambi laureati ed il primo addirittura in Fisica, hanno presentato il 20 dicembre scorso una interrogazione a risposta scritta, pubblicata qui.

Il testo di questa interrogazione ha provocato molte reazioni tra la stampa scientifica (altra, vedi il settimanale OGGI, l’ha riportata per tale) perché fa riferimento a esempi e testimonianze che appartengono più alla civiltà degli ufologi che a quella degli scienziati. Rivolgendosi, infatti, ai Ministri della Difesa e degli Esteri italiani, i due deputati si rifanno ad una notizia, già da tempo smetita a tutti i livelli, che presso l’ONU sarebbe stato costituito un organismo denominato Unoosa diretto dall’astrofisica malese Mazlan Othman con il fine di accogliere gli extraterrestri. L’interrogazione cita il Premier russo Medvedev, sicuramente a conoscenza di segreti indicibili, già documentati dal film «Men in Black»! Non mancano riferimenti a Ronald Reagan, Winston Churchill, Jimmy Carter che, a detta degli interpellanti, hanno avuto frequenti contatti con gli extraterrestri o erano stati messi a conoscenza di nascoste verità da parte dei servizi segreti dei loro Paesi. Obbligatorio un riferimento all’Area 51 e al disco volante di Roswell. Insomma: un insieme di affermazioni non comprovate che si concludono con la domanda “se il Governo intenda reperire elementi anche sul piano internazionale sull’argomento esposto, come ad esempio l’esistenza dell’Area 51, se l’Italia disponga e dove di eventuali strutture delle Forze armate o di altri Corpi dello Stato dediti allo studio del fenomeno ufologico”.

Per le ragioni che ho spiegato all’inizio del mio articolo e per la grave situazione in cui versa l’Europa tutta, non riesco a immaginare parlamentari italiani occupati a prepararsi e preparare le Istituzioni all’arrivo degli alieni. Credo più semplicemente che questa lunga interpellanza sia stata scritta da qualche illustre studioso di UFO e che i parlamentari in questione l’abbiano presa, ingenuamente a mio dire, per buona.e

Insomma, dobbiamo farcene una ragione: nonostante i miliardi di Terre in giro per la nostra galassia (e chissà quante nelle altre galassie!), siamo con tutta probabilità destinati a essere civiltà isolate in un Universo smisuratamente grande.

Fonte Media.Inaf

Come ti spio al cellulare

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Marco, dall’America, poteva leggere con il suo cellulare tutti i messaggi che Chiara inviava e riceveva, era in grado di registrare tutte le chiamate da lei fatte e poteva scoprire, in ogni istante, dove si trovava la sua amata. Ovviamente, dopo aver letto i messaggi che i due fedigrafi si sono scambiati, Marco ha mollato Chiara tra i peggiori insulti.

Soprassediamo sulla questione tradimento, siamo tutti d’accordo che a sbagliare sia stata Chiara e Marco ha tutta la nostra comprensione. La questione critica di questa storia è, però, un’altra: Chiara è stata sorvegliata, per non dire braccata, dal suo fidanzato che, tramite un software installato sul suo cellulare, l’ha spiata in ogni sua mossa, secondo dopo secondo.

E’ chiaro che ormai, nel 2012, investigatori privati, microspie nascoste e telecamere a infrarossi sono tutti strumenti obsoleti e dimenticati. Oggi, per spiare una persona, anche da chilometri di distanza, serve un semplicissimo programma che, per pochi euro, può essere installato sul telefono dell’ignara vittima.
Ognuno di noi potrebbe essere spiato senza nemmeno rendersene conto.

Ovviamente connettersi ad un cellulare senza l’autorizzazione del proprietario è un reato grave, passibile di denuncia. Tutti i modelli possono essere spiati con l’utilizzo di programmi specifici. I modelli che si prestano di più sono quelli dotati di un vero e proprio sistema operativo, ossia tutti i cellulari che permettono l’installazione di programmi aggiuntivi. Quindi tranquilli, se avete un modello vecchio, siete al sicuro! Per scaricare questi programmi, lo “spione”, deve avere libero accesso al vostro cellulare per il tempo necessario all’attivazione. Questa è sicuramente una notizia positiva, infatti, il programma non può essere installato a distanza.

Inviando un sms al vostro cellulare, chi vi spia potrà ottenere la lista di messaggi e chiamate inviati e ricevuti, senza alcun controllo da parte vostra. Sia i messaggi che vi arrivano da parte dello “spione” sia quelli che si auto-invia, non risulteranno nel vostro cellulare. Nello stesso modo potrà scoprire in che zona vi trovate, anche se la localizzazione non è sempre precisa perché dipende dalla copertura della zona. Infine, l’amato “spione”, potrà far partire una chiamata completamente “invisibile” dal vostro cellulare al suo, in modo tale da poter sentire cosa state dicendo in quel momento, il tutto senza che ve ne accorgiate.

Il consiglio più banale che mi sento di darvi è di non lasciare mai il vostro cellulare incustodito, soprattutto se, come la mia amica, avete fidanzati particolarmente gelosi e ficcanaso. Per scoprire se il telefono è sotto l’assedio di uno “spione”, controllate sempre il credito: se i soldi si esauriscono senza un apparente motivo, potrebbe essere stato installato il programma spia. Se poi volete proprio stare tranquilli, utilizzate un buon anti-virus.

Con quest’articolo non voglio creare nessun tipo di allarmismo, con molta probabilità non avete uno di questi programmi installati sul vostro cellulare, ma è bene sapere che in certi particolari casi è possibile esse spiati. Trovo la cosa molto triste e deprimente, se non ci si fida del proprio compagno è meglio lasciarlo, piuttosto che vivere nell’ansia e nell’ossessione. La mia amica Chiara ha decisamente sbagliato a tradire Marco, ma sono contenta che non sia più fidanzata ad un paranoico del genere.

Fonte Silvanoderui

“Emanuela Orlandi fu rapita da tedeschi brasiliani, Stasi e Kgb”

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Tutti gli autori che si cimentarono e che si cimentano sul caso Orlandi semplicemente sottraggono alla propria coscienza ed alla propria competenza questa domanda fondamentale, preferendo dissertare circa la miserabile egemonia criminale all’interno della capitale. La squadra di Bohnsack sarebbe stata impegnata in una collaborazione inconsapevole con la banda della Magliana? Il Kgb, e per esso la Stasi, proteggevano il famigerato boss della Magliana? Siamo seri……

Come sottolineato da molti autori e senza bisogno di addentrarsi in noiosi riferimenti, è un dato di fatto la presenza costante di “spie” della Germania Orientale in Vaticano e a Roma, un piccolo contingente conosciuto e riconoscibile. Nel mondo nato dal secondo conflitto mondiale, diviso, com’è noto, in due grandi sfere di influenza, le alleanze e le collaborazioni nascevano soprattutto dall’affinità ideologica, poco influendo una distanza chilometrica anche notevole.

La Germania Orientale ebbe sempre grande attenzione per i paesi sudamericani ed in particolare per il movimento teologico della liberazione, infatti molte furono le pronunzie del Komintern in questo senso, riassumibili nell’assunto secondo il quale …”i principi della teologia della liberazione convergono con gli interessi del socialismo sovietico”….. .

Il Governo Democratico Tedesco volle, inoltre, conferire a prestigiosi teologi della Pontificia Università Peruviana la “Medaglia del Centenario di Karl Marx”, un riconoscimento ed una onorificenza riservati a pochissime personalità per l’impegno nella causa comunista. Quasi contemporaneamente il Vaticano vietò l’utilizzo da parte dell’ateneo peruviano dell’attributo “Pontificia” in nome della Santa Alleanza con gli Usa. La stima tra le parti era ovviamente reciproca come si evince da due esplicite dichiarazioni, l’una del sacerdote-ministro nicaraguense Ernesto Cardenal che così si espresse:

”Sulla terra il comunismo e il regno di Dio sono la stessa cosa”….,

l’altra del teologo Leonardo Boff che affermò:

”possiamo trovare i valori del regno di Dio nel socialismo reale sovietico”…

D’altro canto, vorrei soffermarmi brevemente su una sorprendente particolarità geopolitica: certamente in molti avranno sentito parlare dei deutsch brasilianer, altrimenti detti “teutobrasileiri“. Si tratta di tedeschi nati in Brasile da famiglie stanziatevi durante la seconda metà del 1800 e dopo la seconda guerra mondiale. Non molti sapranno, invece, che importanti città brasiliane furono fondate proprio da tedeschi, due esempi particolarmente efficaci saranno Petropolis e Porto Alegre, appunto fondate da immigrati tedeschi sulla fine del XIX secolo.

Ma non è tutto. Questi “migranti tedeschi” provenivano in maggior parte dai territori di quella che sarebbe divenuta la Germania Orientale e portarono con sé la loro lingua e il loro dialetto, conservandolo. Tutt’oggi, nel sud del Brasile e segnatamente negli Stati del Rio Grande del Sud e di Santa Catarina, che si estendono su territori ben più vasti di quelli della ex Ddr, molte Province hanno come seconda lingua ufficiale il tedesco. Nello specifico due dialetti della Germania Orientale: lo Hunsriqueano e il Pomoranish, il dialetto della Pomerania.

Quanto esposto tende a dimostrare l’affinità dei gruppi brasiliano e tedesco dell’est che sfociò, nel caso del sequestro Orlandi in una collaborazione nella quale le richieste al Pontefice erano duplic i, fermare la tortura ed avere la disponibilità di Agca, preziosissimo per la propaganda sovietica. Dunque, Bohnsack scriveva i suoi Komunicati non per la Magliana, bensì per coprire la ritirata dei “compagni brasiliani” che fornivano alcune indicazioni, è evidente. Per questo motivo è dato ritrovare nei suoi messaggi alcuni riferimenti a situazioni reali inerenti Emanuela e quello clamoroso inerente la condizione di prigionia e la dignità di essere umano di Ali Agca.

Il quadro così definito individua dunque un gruppo laico-missionario brasiliano, che contrastava il regime militare, appoggiato da agenti della Germania Orientale dove, secondo i piani, il turco doveva essere condotto a seguito della “consegna”. Agca probabilmente sapeva che sarebbe finito nelle mani del Kgb e preferì mettere le mani avanti dichiarando di trovarsi molto bene nelle carceri italiane e tra le braccia della Cia.

FonteBlitzquotidiano

“Chi spia la vita degli altri su Facebook è più invidioso ed infelice”

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I dettagli di tale ricerca saranno presentati il prossimo febbraio, nel corso dell’undicesima conferenza internazionale Wirtschaftsinformatik (Infomation Systems), che si terrà a Lipsia.

Tra le altre cose, secondo quanto rivelato dallo studio tedesco, l’invidia, l’infelicità e tutti gli altri sentimenti negativi che Facebook è in grado di scatenare verrebbero aumentati dal fatto che la maggioranza dei “profili virtuali” è costruita in modo da amplificare – se non addirittura fingere – la felicità personale reale. Ciò avviene perché un utente, se raccogliendo informazioni su una persona ne percepisce uno stato di benessere (vero o falso che sia), è spinto a mostrare un’immagine migliore e più positiva di sé rispetto a quella offerta dal suo stesso profilo, che a sua volta diventerà fonte d’invidia per gli altri.

Insomma un vero e proprio circolo vizioso, che viene incluso tra le conseguenze negative che Facebook – il social network più conosciuto e utilizzato del momento – provocherebbe in chi ne fa un uso costante e smisurato. Oltre allo studio tedesco, infatti, un altro – condotto dall’Università di Pittsburgh assieme alla Columbia Business School – aveva già puntato il dito contro gli effetti collaterali che questo nuovo modo di comunicare può avere sul nostro comportamento. Secondo la ricerca americana, in particolare, i troppi “mi piace” alzerebbero a livelli smisurati l’autostima, causando la perdita del controllo di sé, sul web come nella vita reale.

I rischi legati ad un uso eccessivo o poco consapevole di Facebook sarebbero quindi da non trascurare. Se per chi trascorre troppo tempo a “spiare” la vita degli altri attraverso i loro profili il pericolo è rappresentato dall’invidia e dall’infelicità, per quanti mietono decine di consensi con i propri post la minaccia è rappresentata dall’impennarsi sfrenato dell’autostima, con conseguenze quali l’accumulo di chili e debiti. A quanto pare, infatti, questo potrebbe rafforzare il fenomeno del binge eating, ovvero delle “scorpacciate compulsive”, e si verrebbe indotti a spese incontrollate, mandando in rosso la propria carta di credito.

Fonte Universita

Spia le mail del dipendente. Scoperto e denunciato dalla polizia

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Ma gli accertamenti degli agenti hanno portato a tutt’altra direzione: era il dg a leggere abusivamente la posta elettronica tra giugno e settembre 2012. Accusato di violazione, sottrazione e soppressione di corrispondenza, intesa anche quella telematica, Giovanni Zaltron, 53enne di Vicenza, nei giorni scorsi è stato condannato a 150 euro di multa.

Probabilmente il dipendente del Gruppo Effe2 di Isola Vicentina, che è pure socio della stessa azienda leader nella produzione di canne fumarie in argilla ceramica, non avrebbe mai scoperto di essere monitorato sul lavoro se non fosse stato per un messaggio automatico che lo avvertiva che dal suo telefonino non era possibile aprire il contenuto di una email, perché troppo pesante, e lo rimandava al suo account. Al suo ma anche ad un indirizzo sconosciuto. Quello per l’appunto del dg che, da quanto emerso, per arrivare a leggere in copia la corrispondenza dell’impiegato aveva chiesto l’intervento di un tecnico. «Un’amara scoperta per il mio assistito, sapere di essere spiato lo ha fatto molto soffrire e lo ha portato anche ad assentarsi per lavoro, per malattia» commenta l’avvocato Monica Cecchin.

Fonte Corriere.it