Dall’A alla Zeta: 007 senza misteri

AISE

Il sottosegretario De Gennaro ha infine citato l’«Abecedario» di Francesco Cossiga come un precursore di questo dizionario. «I servizi, ha detto, sono necessari per mantenere la democrazia», indulgendo nella citazione di Norberto Bobbio. Un’iniziativa di trasparenza di un mondo sospeso tra la visione idealizzata della letteratura e del cinema – quest’anno cade il 50esimo anniversario del primo 007 di celluloide- e i ricorrenti sospetti di deviazioni alimentati da vecchi scandali, veri e presunti. Una lettura dedicata a principianti, esperti e gente comune. Termini comprensibili anche per i non addetti ai lavori, come «agente doppio» o «segreto di Stato», ad altri meno immediati come «analisi swot» o «grey literature» che non si riferisce a un genere letterario bensì indica notizie o dati pubblicamente disponibili, ma ad accesso limitato. «Need to know», ovvero necessità di conoscere, uno dei termini presente nel glossario, per meglio interagire con la società. Pagine che scorrono da «area controllata» a «psyops» (psychological operations). «Tempest» che indica la tenica per bloccare le emissioni dei propri mezzi di comunicazione. Una scoperta nelle vari livelli di sicurezza. Dove si incontrerà anche qualche sorpresa. Così, sorride De Gennaro, «il termine bruciare un agente non significa chiamare i Vigili del Fuoco» ma è un termine impiegato per indicare la compromissione di un agente, di una fonte confidenziale. Con il glossario, ha osservato il direttore del Dis, Giampiero Massolo, «si vuole non solo far luce su un gergo, ma anche compiere un’operazione di innovazione culturale per far comprendere il valore aggiunto dell’intelligence».

Fonte Il Tempo

Quando gli 007 polacchi davano la caccia a Wojtyla

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Ecco allora come è potuto nascere il libro di Marek Lasota, Karol Wojtyla spiato. Giovanni Paolo II negli archivi dei servizi segreti, in Italia appena pubblicato per i tipi di Interscienze (pagg. 284, euro 23,40). Lasota, giornalista filosofo e membro dell’Istituto della Memoria Nazionale, ha potuto ricostruire la pluridecennale attività dei servizi di sicurezza e mostrarci un Wojtyla diverso, visto attraverso gli occhi del nemico…
E il libro è pieno di sorprese. Wojtyla venne messo sotto osservazione prestissimo, praticamente quando era ancora seminarista… Note brevissime ma in cui già viene rilevato il suo essere attivo soprattutto nel promuovere la diffusione del cattolicesimo tra i giovani. E così «Wojtyla Karol, residente in via Podzamcze 8… di professione seminarista, studente di Teologia a Cracovia» diventa da subito oggetto di indagine. Da quella data in poi le osservazioni si moltiplicano per qualità e quantità. Da vescovo è ormai un sorvegliato speciale: «Wojtyla sta organizzando i giovani affinch´ costituiscano in futuro una specie di partito politico di Cracovia, e nelle future elezioni abbiano un ruolo decisivo a favore del cattolicesimo». E ogni suo discorso spiato: «Wojtyla ha attaccato pesantemente la censura dello Stato…». Seguita nel dettaglio anche la sua partecipazione al Concilio Vaticano II: del resto a terrorizzare i servizi era proprio l’attenzione di Wojtyla per la questione sociale e la sua duttilità (alla faccia della fama di ostinato) nell’affrontare le questioni: «La sobrietà e il tatto del rev. Wojtyla mostrano la continua… ricerca di un modo di relazionarsi alle autorità statali… Grazie a tale indipendenza desidera accattivarsi maggiormente l’intellighenzia di Cracovia». Proprio da queste informative partirono le campagne ufficiali per “diffamare” il futuro pontefice. Tutto inutile, Wojtyla risponde sempre colpo su colpo, sa muoversi in maniera diversa dagli altri religiosi, intuisce le necessità profonde della gente. Mentre i servizi segreti terrorizzati iniziavano a porsi le domande più folli: «Con quale frequenza si rasa e come… Quali cosmetici usa… se gli piace parlare durante o dopo il pranzo… come si procura le sigarette… se è in possesso della radio…».
Tanto che alla fine da alcuni la sua salita al soglio pontificio è accolta quasi con sollievo, così: «Riflettiamo… in fondo meglio Wojtyla lì come Papa che qui come primate».
Mai previsione fu più errata.
Ma al di là dei dettagli la cosa che più impressiona nel libro è la ricostruzione della rete capillare di agenti che spiava il futuro pontefice e la Chiesa in generale. La comunità ecclesiastica fu infiltrata a tutti i livelli, spesso ricattando i religiosi a partire dalla loro vita privata. Molti vennero studiati, spiati e poi ricattati perch´ diventassero essi stessi delatori… Una macchina coercitiva impressionante, e Marek Lasota elenca i nomi sia delle vittime che dei carnefici che dei carnefici/vittime… Una macchina coercitiva che forse ha fornito informazioni ai servizi Bulgari e ad Ali Agca…

Fonte IlGiornale

Sempre più soldi agli spioni

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Un aumento, nonostante la crisi. O forse a causa proprio della crisi, che dovrebbe obbligare i nostri apparati di prevenzione a un ulteriore sforzo per informare le istituzioni sul moltiplicarsi di fronti di tensione, interna o internazionale. Il guaio è che troppo spesso i nostri 007 invece di prevenire arrivano in ritardo. E questo è solo uno dei problemi messi in evidenza da Piero Messina, giornalista d’inchiesta e collaboratore de “l’Espresso”, in “Il cuore nero dei servizi” (Bur Rizzoli, 306 pagine, 12 euro).

Il saggio ricostruisce una vasta serie di scandali e intrallazzi andati a segno durante la seconda Repubblica, dalla celebre “Zarina” che si era impadronita del Sisde fino ai recentissimi appalti gestiti dalla Cricca e agli intrecci pericolosi con Finmeccanica e Telecom. Molto inquietante il capitolo sull’attività opaca svolta nella lotta alla criminalità organizzata, da Palermo a Napoli, dove spesso il confine tra collusione e ragione di Stato diventa confuso. Il viaggio negli uffici più blindati e discussi d’Italia è guidato dai racconti di due ex agenti che hanno lasciato da pochissimo i reparti operativi. E più del passato meritano rilievo le considerazioni sul presente, a partire dal ruolo dell’intelligence nelle rivolte che hanno cambiato il Maghreb, dall’Egitto alla Tunisia. Una rivoluzione sfuggita di mano, salvo correre a Tripoli per fare incetta dei dossier che Gheddafi – come spiega l’ex 007 Luigi Stagno – “raccoglieva con meticolosa cura, dossier che raccontavano in modo sin troppo dettagliato la storia delle relazioni politiche ed energetiche tra Italia e Libia. Ma quelle carte prelevate dai nostri agenti dove sono finite?”. Se le regole verranno rispettate, i dossier “saranno classificati come segreti per la sicurezza nazionale e messi a disposizione dei vertici delle agenzie di informazione e dell’autorità politica”. Quindi “il tesoro di Tripoli” dovrebbe essere nelle mani di Palazzo Chigi. Ben custodito, si augura Messina, perché in quei fascicoli c’è materiale che potrebbe diventare “oggetto di pressioni occulte buone solo a deteriorare e contaminare la vita politica del Paese”.Sarebbe stata proprio la turbolenta visita in Libia dello scorso 21 gennaio a convincere Mario Monti della necessità di riformare profondamente la nostra intelligence, che avrebbe dato prova dei propri limiti anche nella pianificazione della trasferta. Al rientro Monti ha convocato d’urgenza Gianni De Gennaro, allora numero uno oggi sottosegretario con delega sui Servizi, per chiedergli ragione del clima d’insicurezza vissuto a Tripoli. E da lì sarebbe cominciato il percorso per ristrutturare gli apparati. Con l’obiettivo di renderli finalmente efficienti. E farla finita una volta per tutte con bustarelle e spintarelle. Mali antichi, sottolineati persino in una circolare del generale Giorgio Piccirillo, direttore dell’Aise, che nel 2010 ha ricordato ai suoi uomini l’impegno nel mantenere la riservatezza e tenere lontane le raccomandazioni.

Fonte Repubblica

Siria: Turchia porta mezzi e batterie missilistiche a frontiera

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La notizia arriva meno di una settimana dall’abbattimento, da parte della contraerea siriana, di un aereo da ricognizione turco che volava sopra il Mediterraneo; un evento che il premier Recep Tayyip Erdogan defini’ “scellerato”. Erdogan ha chiarito di non voler attaccare la Siria, ma ha anche annunciato di aver cambiato le regole di ingaggio delle truppe turche che adesso potranno sparare a eventuali mezzi militari o soldati che si avvicinino al confine.

Fonte AGI

Architetti nel mirino delle spie informatiche

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INFEZIONE MEDRE – Stavolta il nome tecnico del malware da spy story è «ACAD/Medre.A», poche stringhe di codice progettato per lo spionaggio industriale. Secondo il centro ricerche di Eset, i produttori slovacchi dell’antivirus Nod32, il nuovo worm dà la caccia ai documenti AutoCAD, cioè i disegni tecnici del famoso programma per Computer Aided Design (CAD). Ad essere intaccate sono tutte le versioni AutoCAD dal 2000 e i prodotti affini al software. A quanto pare il verme informatico è molto attivo: soltamente in Perú – attualmente il focolaio dell’infezione Medre – sarebbero già decine di migliaia i piani di costruzione copiati dal software, riferisce Eset. C’è il rischio concreto che «ACAD/Medre.A» sia in grado di fare il giro del mondo in una manciata di giorni.

BREVETTI RUBATI – Al momento non si sa chi abbia sviluppato il worm. Dietro a Medre potrebbero nascondersi hacker che agiscono per conto di aziende private, enti statali o gruppi criminali. Fatto certo è che Medre spedisce tutti i dati raccolti a diversi indirizzi di posta elettronica di provider cinesi. Tuttavia, queste informazioni non sono ancora sufficienti per carpire l’origine del malware. «Subire un’infezione del genere può costare caro -, avverte Eset, – i criminali informatici possono mettere le mani sulle proprietà intellettuali altrui realizzando così prodotti concepiti da altre persone». Insomma, gli aggressori potrebbero registrare dei brevetti ancor prima del reale inventore.

«LIBERO DA VIRUS» – Autodesk, il produttore di AutoCAD, spiega sul suo blog come scoprire e come fare per proteggersi da un’eventuale infezione. Nessuno è immune, a quanto pare neppure gli apparecchi Mac: anche per Apple è infatti crollato in questi giorni il mito dell’invulnerabilità. Come riferisce The Atlantic, il sito web dell’azienda di Cupertino ha recentemente modificato la celebre frase relativa ai virus sui propri prodotti («È immune dai virus per pc») aggiornadola in una più cauta «Sono costruiti per essere sicuri».

Fonte Corriere

Spie cinesi anche nella Russia di Putin

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In particolare, i due professori sono accusati di aver fornito le specifiche di lancio dei Bulava subacquei. I due – sostiene l’accusa – si stavano preparando a fornire ai cinesi anche informazioni su due sistemi missilistici terrestri, il Topol-M e Iskander. R-30 Bulava (parola russa per “mazza”) è il nome dell’ultima generazione di missili balistici per sottomarini. È considerato uno dei cardini della capacità nucleare russo, il progetto di armamento più costoso attualmente in fase di sviluppo nel paese. I nuovi missili saranno messi in servizio il prossimo ottobre, quando inizierà a sostituire il magazzino di epoca sovietica.

Il programma è legato sottomarini nucleari balistici di classe Borei, in grado di lanciare l’R-30 Bulava sott’acqua e in movimento. Secondo intelNews.org, il mese scorso, il governo russo ha accusato un altro ingegnere che lavora in una struttura militare top-secret negli Urali, accusandolo di passare informazioni riservate sui missili balistici russi a “agenti di un governo straniero”. Non sono noti né il nome dell’ingegnere, né quello del paese per il quale è stato accusato di spionaggio. Ancora la Cina o qualche committente più occidentale?

Fonte Globalist

Da un telescopio un tweet a ET nello spazio

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Per aderire all’iniziativa basterà contrassegnare i propri tweet con l’hashtag #ChasingUFOs, e i messaggi verranno riuniti in un unico testo che, una volta tradotto, verrà inviato dal telescopio portoricano il 15 agosto, giorno dell’anniversario: “Stiamo lavorando con il telescopio di Arecibo per capire il modo migliore di codificare i messaggi – spiega Kristin Montalbano, portavoce del National Geographic – molto probabilmente saranno tradotti in un codice binario”.

Il cosiddetto ‘segnale Wow!’ è l’unico registrato in 40 anni di ‘ascolto’ dello spazio che potrebbe far pensare ad un messaggio alieno, e deve il suo nome alla scritta, appunto ‘Wow!’, impressa dall’astronomo Jerry Ehman dell’osservatorio della Ohio State University sulla stampata del messaggio. Si tratta di un segnale in arrivo dalla costellazione del Sagittario durato 72 secondi, che nel momento di picco ha avuto un’intensità 30 volte superiore a quella del rumore di fondo. In 35 anni nessuno è stato in grado di decifrarlo e non ne sono arrivati altri, ma gli esperti di Arecibo hanno deciso comunque di inviare la risposta nella stessa direzione.

L’unica conclusione a cui si è arrivati è che se veramente il messaggio veniva da una civiltà aliena, questa doveva essere tecnologicamente molto avanzata, perché un segnale di quella portata richiedeva una trasmittente da 2,2 Gigawatt, che all’epoca non esisteva. Tra coloro che sicuramente risponderanno fra due giorni c’é anche Leila Lopes, miss Universo 2011: “Come é noto io sono la donna più bella dell’universo – questo il testo raccolto dal National Geographic – se conoscete qualcuna che vuole competere mandatela pure da me, sono pronta alla sfida”. Più prosaico il messaggio di Jorge Garcia, il popolare Hugo del telefilm Lost: “Se sentite il bisogno di conquistarci e rubarci tutte le risorse lo capisco – afferma l’attore – probabilmente lo faremmo anche noi”.

Fonte ANSA

Facebook e la modifica automatica dell’email

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LE CRITICHE– Ma non tutti sono d’accordo, tanto che in molti hanno criticato questa scelta, definendola «seccante» e «rozza» e hanno cominciato a far girare le istruzioni per rimettere i vecchi indirizzi di posta. Sui blog e su Twitter hanno scritto istruzioni su come modificare gli aggiornamenti introdotti, come reimpostare il “vecchio” indirizzo non Facebook o come nascondere l’indirizzo dal profilo. Ma il social network respinge le accuse. Il progetto era stato annunciato già ad aprile, ma pochi avevano dato peso alla notizia. Se il nuovo sistema di email di Facebook decolla – avverte la Bbc nelle pagine dedicate alle nuove tecnologie – potrebbe portare maggiore movimento sui siti aziendali, favorendo le vendite degli annunci pubblicitari. «Stiamo fornendo a ogni utente il suo indirizzo email Facebook perché riteniamo che molti trovino utile restare connessi», secondo un comunicato dell’azienda.

Fonte Corriere

FINMECCANICA, UNA SOLA “INTELLIGENCE” PER TUTTO IL GRUPPO

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La Digint è una società che cura, per le procure, tutto il ricco e complesso business delle intercettazioni telefoniche. Oltre alla Digint la nuova società assorbirebbe importanti attività di Selex Elsag, uno dei tre poli strategici di Finmeccanica, attivo nelle comunicazioni e nei sistemi di Homeland Security, e in tutta la struttura del gruppo che opera a supporto della Polizia Postale (intercettazioni telematiche, sicurezza reti, etc.). La new-com avrebbe, in sostanza, la gestione esclusiva della sicurezza informatica, delle attività di video-sorveglianza e di ogni attività comunque collegata alle esigenze e al business della sicurezza dell’intero Gruppo Finmeccanica.

In questo modo sarebbero trasferite alla nuova società le funzioni di tutte le aziende del Gruppo operative nel campo della sicurezza che sono state tenute separate perché si è ritenuto fino ad oggi che andassero adattate e ritagliate su misura rispetto alle esigenze specifiche di ogni singola azienda (chi lavora all’estero, per esempio, ha problemi diversi da chi opera in Sicilia). Una prima conseguenza del progetto Campobasso sarà il trasferimento di personale verso la nuova struttura contestuale all’accorpamento in un unico centro di spesa, che dovrebbe essere gestito direttamente da Campobasso, delle risorse economiche finora impegnate nella security dalle singole partecipate. Alla nuova società farebbe poi capo anche la gestione dei contratti di fornitura di materiali e servizi nel settore sicurezza, che consente di far uso del sistema dell’affidamento diretto e senza gara, per “ragioni di sicurezza”. Insomma un vero e proprio centro dal quale dirigere e controllare di fatto tutto il Gruppo Finmeccanica, rivedendo la regola non scritta finora, che invece aveva sempre negato l’accentramento delle funzioni di security. E, non solo per ragioni di specializzazione operativa ma, soprattutto, per evitare la nascita di un “grande fratello” tanto potente quanto difficilmente controllabile. Che ai piani alti di piazza Monte Grappa credono al progetto affidato all’ex capitano lo dimostrano alcune iniziative tese a superare le forti resistenze interne.

Intanto si è avviato un primo turn-over: alla guida della sicurezza di Selex Elsag, Riccardo Barrile, ha dovuto lasciare (all’indomani del siluramento del suo ex amministratore delegato, Paolo Aielli) ed è stato trasferito al Commerciale. Al suo posto, Campobasso ha destinato l’ex capo (e prima suo diretto superiore) della Security del gruppo, il generale dei carabinieri Romolo Bernardi, retrocesso con qualche imbarazzo a vice dell’ex capitano. Insomma tutto sembra orientato a facilitare il neo progetto di Campobasso per creare una grande struttura di “intelligence “ Finmeccanica, con budget di spesa considerevole, un’ampia autonomia di selezione di fornitori tecnologici e di consulenti esterni (già in corso), e il controllo delle delicatissime filiere delle intercettazioni (telefoniche e informatiche).

Fonte IlVelino

Siria, intelligence Usa invia armi ai ribelli

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PASSAGGIO DI INFORMAZIONI – Le rivelazioni – anche se non sono una sorpresa – seguono le notizie su una visita a Washington di alcuni esponenti della ribellione. Missione centrata proprio sull’assistenza militare. Oltre al ruolo di coordinamento, la Cia è impegnata nel passare agli insorti informazioni sui movimenti delle truppe siriane. Dati raccolti con i satelliti spia, i voli degli U2 e dei droni, l’intelligence elettronica. Grazie a queste «dritte» gli insorti possono bilanciare, in qualche modo, la forza del regime. Sempre i consiglieri stranieri – oltre agli americani ci sono francesi, britannici e arabi – hanno lavorato sodo in questi mesi unificare il più possibile un insieme di gruppi scollegati.

ARMI E ORGANIZZAZIONE – Agli insorti non solo mancano le armi (e le munizioni), ma hanno soprattutto problemi di organizzazione. Combattono a livello locale, con scarso coordinamento e sono forti le divisioni interne. Gli esperti ritengono che in Siria, in questo momento, agiscano più di 100 fazioni, di varia consistenza. E questo è un chiaro punto debole. Anche se gli insorti continuano ad avere serie difficoltà, è però evidente che le armi arrivate – in particolare razzi anti-tank – hanno inciso sulle operazioni militari. Lo rivelano le perdite del regime, non solo in uomini ma anche in mezzi. I ribelli sanno come usare gli anti-carro, hanno studiato i nemici, fanno largo uso di bombe rudimentali ma potenti. In questo modo l’attività repressiva incontra una forte resistenza. Lo dimostra quanto avviene a Homs, dove pure gli insorti appaiono molto divisi. La città sembrava «pacificata» – a colpi di cannone – e invece continua a sfidare Assad.

IRAN E RUSSIA ALLEATI DI ASSAD – Il regime, a sua volta, può contare sul sostegno di Iran e Russia, gli unici due alleati. Mosca, che ha personale militare in Siria, ha di recente riattivato una stazione d’ascolto nel nord, poco lontano dal confine con la Turchia. Una base per monitorare l’attività dei ribelli e di chi li appoggia. E al largo delle coste siriane mantiene due fregate alle quali potrebbero aggiungersi presto altre tre navi. C’è poi il capitolo dei mercantili che portano rifornimenti russi alla Siria. Mosca, dopo giorni di bugie, ha confermato che la “Alaed” trasporta elicotteri d’attacco destinati al regime. E dopo che la compagnia d’assicurazione britannica le ha tolto la copertura costringendola a fermarsi a nord della Scozia, i russi hanno preparato la contromisura. Il mercantile dovrebbe raggiungere Murmansk per cambiare bandiera: adotterà quella della Russia. Successivamente ripartirà per la Siria e, secondo Mosca, nessuno a questo punto potrà intercettarla. Mosse che fanno sembrare la crisi in Siria un episodio della Guerra Fredda.

Fonte Corriere