La spy story svizzero-tedesca: funzionari del fisco di Berlino accusati di spionaggio

L’ACCUSA – Avrebbero tentato di ottenere da funzionari del Crédit Suisse, pagando ben 2,5 milioni di euro, gli elenchi dei contribuenti tedeschi che hanno esportato illegalmente valuta. E sempre secondo il superprocuratore elvetico il mandante di questa intrusione nel segreto bancario sarebbe niente meno che il governo del Nord Reno – Westfalia, il land tedesco guidato dall’altro nascente della politica tedesca Hannelore Kraft, trionfatrice delle elezioni regionali di due giorni fa e indicata ormai come l’antagonista socialdemocratica di Angela Merkel.

LA CATTURA – L’ordine di cattura per i tre cittadini tedeschi, di cui viene taciuta l’identità, ha provocato tensioni diplomatiche tra i due Stati così come avvenne due anni fa tra Svizzera e Francia in occasione di un caso analogo: quello del tecnico informatico dell’Ubs Hervé Falciani che rubò i file con l’elenco di tutti i correntisti francesi della banca elvetica e li vendette al governo di Parigi. A dimostrazione che l’ultimo caso venuto alla luce non è una bizzarria ma il segnale di una guerra politico – finanziaria che vede l’Europa intera stringere d’assedio la Confederazione elvetica.

IL PROVVEDIMENTO – Il procuratore Lauber nei giorni scorsi ha confermato la notizia alla tv svizzera e si è limitato a dire di aver inoltrato a Berlino una richiesta di assistenza amministrativa. Senza tuttavia ricevere risposte incoraggianti: «Il provvedimento è eccessivo e i funzionari hanno fato solo il loro dovere, ossia dare la caccia agli evasori che hanno depositato soldi non dichiarati su conti bancari svizzeri». Per quanto le manette difficilmente scatteranno, la sortita giudiziaria svizzera ha scatenato una sorta di panico negli ambienti bancari. Proprio il Crédit Suisse agli inizi di aprile ha diramato una mail a una serie di suoi finanziari in cui sconsiglia loro di compiere viaggi in Germania: «Il pericolo – secondo quanto paventato dal quotidiano Basler Zeitung – sarebbe quello di cadere nelle mani di funzionari del fisco tedesco a caccia di informazioni». Il portavoce del Crédit Suisse Marc Dorsch ha successivamente smentito la notizia.

Fonte Corriere