Gli USA vogliono spiare Gmail e Dropbox in tempo reale

Nel calderone dei nuovi canali da controllare rientra praticamente qualsiasi cosa si possa definire comunicazione digitale: posta elettronica, sistemi di archiviazione e condivisione di dati (es. Dropbox), chat (es. Google Chat); nemmeno i videogiochi si salvano, perché anch’essi si possono usare per parlare.

L’FBI vuole però più libertà di azione rispetto a quella che già ha (un concetto peraltro già espresso),  per poter agire più in fretta e con meno burocrazia tra i piedi: per esempio, è un problema la crittografia dei messaggi scambiati con Gmail. Una richiesta che solleva i dubbi di chi ci tiene alla privacy.

Se si considera questa novità un semplice adattamento ai tempi moderni, potremmo dire che è tutto normale, ma le potenziali violazioni della privacy sono dietro l’angolo. Se l’FBI vuole usare questo potere per dare la caccia a un pericoloso terrorista, crediamo che nessuno avrebbe nulla da dire. Ma se l’indagine nasce su richiesta di una casa cinematografica, per dare la caccia a qualche pirata digitale, sarebbe comunque accettabile?

Non che la violazione di copyright sia un problema da prendere sottogamba, ovviamente, ma crediamo che qui sia necessario fare davvero molta attenzione – se non altro perché il potere degli editori si è fatto sentire fin troppo spesso sulle azioni di inquirenti e giudici. Gli interessi di produttori, editori e artisti vanno difesi, ma non a ogni costo. Se il prezzo da pagare per non far morire queste aziende è una perdita delle nostre libertà civili, allora è meglio che muoiano.

Fonte Tomshw