Il Mali, nuovo Afghanistan, tenta Francia e Usa

Un movimento eterogeneo in parte composto da ex membri dell’esercito libico durante il dominio del colonnello Muammar al-Gheddafi. Ma si dice comprenda anche membri armati di Ansar Dine, il Movimento per l’unità e la Jihad in Africa occidentale (Mujao) e al Qaeda nel Maghreb Islamico (Aqim), che sostengono di avere legami con al Qaeda.

Molti osservatori francesi vedono il cosiddetto Stato Indipendente di Azawad come la versione africana di metà degli anni 1990 dell’Afghanistan, come base di addestramento e rifugio di Osama bin Laden di al-Qaeda. Ma anche se il governo francese si è espresso pubblicamente a favore di un intervento armato nel nord del Mali, ha negato le voci che si stia contemplando l’invio di truppe francesi nel paese dell’Africa occidentale. Invece, Parigi favorisce ufficialmente l’intervento da parte dell’esercito del Mali sostenuto da truppe dell’Unione africana col supporto logistico fornito dalla Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas). Tuttavia, in un articolo pubblicato ieri, The Associated Press ha dichiarato che, dietro le quinte, il governo francese sta cercando di convincere gli Stati Uniti e altri paesi occidentali a partecipare ad un intervento militare in Mali.

L’articolo cita anonimi diplomatici francesi e americani riuniti segretamente a Parigi -è la rivelazione di Joseph Fitsanakis, della intelNews.org- per discutere di “raccolta di informazioni e sicurezza” in Mali. I diplomatici, che hanno parlato con l’agenzia di stampa “a condizione dell’anonimato”, hanno detto che tra i partecipanti alla riunione c’era anche l’Assistente Segretario di Stato Usa per gli affari africani Johnnie Carson. L’articolo ha anche affermato che Parigi intende trasferire più droni di sorveglianza senza pilota dall’Afghanistan occidentale entro la fine dell’anno. Un portavoce del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha ammesso che Washington e Parigi stanno lavorando a stretto contatto con le nazioni africane “su un piano per affrontare la crisi in Mali prima che possa accadere il peggio”.

Fonte Globalist