Microspia nel cellulare della ex. Dieci mesi all’imprenditore

Tutto ha inizio nel 2007 quando i due si conoscono: lei è una donna bellissima di 39 anni, residente all’epoca a San Donà di Piave e oggi a Treviso; lui un ricco imprenditore romagnolo. L’amicizia si trasforma in amore; la relazione sembra destinata ad avere un solido futuro. I due, come succede a tutti gli innamorati, si scambiando frequenti regali. Tra questi anche un cellulare che l’imprenditore consegna all’amata già attivato e funzionante.

Con il passare del tempo noia e gelosia si insinuano nella vita di coppia, cominciano le liti che, in breve, portano alla rottura. Malgrado la fine della relazione lui risulta sempre informatissimo su tutto quello che riguarda la sua ex: sa dove trascorre il suo tempo libero, sa quando è casa, sa chi frequenta e chi incontra. E sembra perfino leggerle nel pensiero. Telepatia? Non esattamente. Almeno secondo le accuse a suo carico.

Certo è che un giorno, sullo schermo del cellulare della donna, compare uno strano codice. La signora non riesce a cancellarlo e si rivolge a un negozio di telefonia «Tre» con cui aveva il contratto. Gli impiegati non sanno trovare una risposta a quel codice, ma un sospetto ce l’hanno: il telefono, dicono, potrebbe essere intercettato. A questo punto la signora si rivolge all’avvocato Jenny Lopresti di Treviso e ingaggia un vero esperto del settore: l’ingegner Andreas Melinato, anche lui trevigiano. Basta poco, al perito, per capire che l’apparecchio è stato manomesso: qualcuno vi ha inserito infatti una microspia. Un oggettino potentissimo, un prodigio della tecnologia capace di funzionare come gps rivelando in ogni momento dove si trova, ma soprattutto capace di riversare le telefonate e gli sms in entrata e in uscita su un altro numero telefonico. Quello dello spione, per l’appunto. Che, addirittura, può ascoltare in diretta le telefonate. Scatta la denuncia, la Procura di Venezia apre un’inchiesta individuare il responsabile. Ieri mattina davanti al giudice del tribunale di San Donà di Piave si è tenuta l’udienza: Mirco Biserni ha patteggiato la pena di 10 mesi per intercettazioni abusive.

Fonte Tribuna Treviso