Una formula decisamente complessa, basata su fattori ipotetici e variabili. Il numero delle potenziali civiltà aliene nella nostra galassia è infatti pari a è Ns x fp x ne x fl x fi x fc x fL , dove Ns è il numero stimato di stelle presenti nella Via Lattea, fp è la frazione di astri dotati di pianeti, ne è il numero di pianeti potenzialmente abitabili, fl è la frazione di quelli che ospitano forme di vita, fi è la frazione dei mondi con esseri intelligenti a livello umano, fc è la frazione di civiltà in grado di emettere radiazioni elettromagnetiche e fL è la frazione di quelle che possono inviare segnali elettromagnetici nello spazio per comunicare.
Le ultime scoperte di pianeti extrasolari hanno però rivelato che probabilmente i pianeti sono molto più diffusi di quanto si potesse immaginare 50 anni fa e si è resa indispensabile un’attualizzazione della Classica Equazione di Drake- indicata anche con l’acronimo in inglese CDE- trasformandola nella Equazione di Drake Statistica (o SDE). A farlo, appunto, lo scienziato italiano.
La nuova SDE si basa su uno dei Teoremi Centrali del Limite, sviluppati all’interno del calcolo delle probabilità e utilizzati per rappresentare, in modo standard, una sequenza di variabili casuali. In questo modo, ogni valore ipotetico della vecchia equazione viene normalizzato secondo i parametri accettati dal SETI ( il programma “Search for Extra-Terrestrial Intelligence”). Così si è arrivati ad una stima delle potenziali civiltà extraterrestri un po’ più precisa rispetto a quanto non avvenisse in passato
L’astronomo ha dunque stabilito che il numero ipotetico è compreso tra 0 e 15.785, con una media approssimata di 4.590- circa un migliaio in più rispetto alla classica equazione di Drake. Non solo. La formula rivisitata da Claudio Maccone permette di abbassare drasticamente la distanza alla quale queste società galattica vivono, ovvero ad una media di 2.670 anni luce dalla Terra. Infatti c’è il 75% delle possibilità che gli E.T. si trovino tra 1.361 e 3.979 anni luce da qui.
Una distanza tuttavia pur sempre enorme, che sembrerebbe escludere ogni possibilità di comunicazione: qualsiasi segnale radio inviato da un mondo tanto remoto impiegherebbe tempo immemorabile per giungere sul nostro pianeta. Oltre i 500 anni luce, dicono i ricercatori, le possibilità di captarli sono pari a zero. Ecco spiegato il “Silenzio Assordante” registrato finora dalle strumentazioni del SETI. Sempre ammesso che civiltà tanto evolute usino davvero i segnali radio e non un altro tipo di tecnologia che noi, troppo primitivi, non siamo in grado nemmeno di riconoscere. Figuriamoci se riusciamo a comprenderla …
Fonte Panorama