A febbraio, quando l’ambasciatore statunitense ha abbandondato il paese, i ribelli non erano ancora riusciti a conquistare una porzione di territorio sufficiente a garantire la presenza delle forze di intelligence americane, che ora si trovano a doversi appoggiare ai propri collghi turchi o giordani.
“Stiamo ancora cercando di sapere qualcosa di più su di loro. Purtroppo senza un accesso in Siria, è difficile sapere esattamente chi sono”, ha commentato la fonte. “Non è che siamo di fronte ad una nuova guerra. E’ qualcosa che va avanti da 16 mesi”.
L’incubo dell’estremismo islamico – Le autorità statunitensi temono che le forze islamiche, spinte dai Fratelli Musulmani, possano prendere in mano la ribellione. “Pensiamo che questa sia un’opinione diffusa, almeno tra coloro che stanno combattendo nelle strade”, ha spiegato la fonte.
Nel bel mezzo del caos siriano, Washington ha inoltre paura di vedere spuntare il fantasma di Al Qaeda. La presenza dell’organizzazione terroristica sembra infatti essersi diffusa negli ultimi sei mesi, come era stato anche detto dal presidente Assad.
La Cia è comunque riuscita a piazzare un piccolo team, composto da una decina di persone, al confine con la Turchia. Gli ufficiali starebbero semplicemente coordinando i rifornimenti medici, mentre le autorità del Qatar e dell’Arabia Saudita starebbero fornendo armi ai ribelli, che riceverebbero soldi anche da Giordania e Emirati Arabi Uniti.
Ci sono però alcuni ufficiali che non condividono quanto detto dalla fonte del Washington Post. “Sappiamo molte più cose rispetto a prima”, ha detto un alto funzionario che ha lavorato in Siria, e che ha chiesto di mantenere l’anonimato. “Abbiamo indentificati i leader, e ce ne sono molti. Noi siamo in contatto con loro”.
“Quelle persone sono state identificate grazie alla Turchia e alla Giordania” ribatte però la prima fonte. “Non è qualcosa che sappiamo. Ci sono stati degli intermediari”. Washington continua quindi a navigare a vista, mentre è sempre più difficile sapere cosa sta accadendo all’interno dei confini siriani.
Fonte Today