Venti di guerra tra Turchia e Siria dopo l’abbattimento del jet militare turco, con Damasco che cerca di smussare i toni, ma denuncia le infiltrazioni di “gruppi terroristici” che arrivano dal confine nord, e Ankara che tuona: “E’ stato un atto ostile”. Stati Uniti, Gran Bretagna e Italia condannano l’accaduto, e la vicenda sarà sul tavolo dei ministri degli esteri dell’Ue, domani a Lussemburgo, e martedì su quello della Nato, a Bruxelles. Intanto, la missione Onu in Siria denuncia il massiccio bombardamento di Dayr az Zor, il centro petrolifero strategico nella regione orientale del Paese, conferma che ieri anche Homs è tornata sotto le bombe e parla di “sparatorie” a Hama, a est di Damasco. “Si tratta di un’ulteriore gravissima ed inaccettabile azione da parte del regime di Assad”, ha detto il ministro degli Esteri Giulio Terzi, una posizione condivisa dal segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, mentre per Londra si tratta di un episodio scandaloso, con William Hague che preannuncia una azione energica all’Onu.
La Turchia, che ieri sembrava voler gettare acqua sul fuoco, ha parlato di “atto ostile”, volendo tuttavia precisare che la sua risposta avverrà nei limiti del diritto internazionale. La Siria ha “esercitato il proprio diritto alla difesa della sua sovranità”, l’abbattimento è stato “un incidente e non una aggressione”, il velivolo è stato colpito mentre “volava nella spazio aereo siriano”, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri di Damasco. Ma la situazione sta chiaramente peggiorando: oggi l’agenzia di Stato Sana ha annunciato che a Lattakia le autorità avevano intercettato un “gruppo di terroristi” che cercava di infiltrarsi. I militari siriani hanno aperto il fuoco, “molti i morti e i feriti” tra gli avversari. Che attraverso il confine turco passino armi e militanti anti-regime è oramai accertato da mesi, le ultime conferme non arrivano da Damasco, o da Mosca e Pechino, ma dal New York Times piuttosto che dal Guardian.
L’escalation è progressiva, con una scia di vittime tra militari e civili che si sussegue ogni giorno. Oggi Dayr az Zor é stata interessata da un “massiccio bombardamento di artiglieria”, con i colpi che cadevano “ogni minuto”, hanno verificato i team degli Osservatori Onu presenti sul posto. Gli stessi hanno confermato che lo stesso è accaduto ieri a Homs, mentre a Hama c’é una recrudescenza degli scontri, anche se i caschi blu non sono stati in grado di precisarne la natura. A Dayr az Zor i combattimenti sono intensi da giorni, hanno ulteriormente confermato all’ANSA alcuni imprenditori occidentali: a circa cinque km dalla città “é appena iniziata la costruzione di una centrale elettrica”, patrocinata da una joint venture tra la greca Metka e l’italiana Ansaldo. A Damasco scende la notte, che oramai è contrassegnata dai colpi di armi automatiche che si susseguono con sempre maggiore frequenza. Tutti pregano per la pace, musulmani e cristiani, civili di tutte le etnie.
Fonte ANSA