Breve storia delle intercettazioni, dai piccioni allo sbarco in Normandia

Professore, che cos’è una intercettazione?
Intercettare significa mettersi tra due interlocutori e cercare di carpire il messaggio che stanno trasmettendo. Tutto questo deve avvenire a loro insaputa. Altrimenti, se gli interlocutori sanno di essere intercettati, il lavoro viene bruciato. E, anzi, chi intercetta può venire depistato.

Quando nascono le intercettazioni?
Da quando esiste la comunicazione, ci sono sempre state le intercettazioni. Non c’è nulla di nuovo. Sin dall’antichità c’è chi ha cercato di scoprire il contenuto dei messaggi dei propri nemici. Anche con il piccione viaggiatore, si è sempre cercato di intercettarlo per carpirne il messaggio. La stessa cosa avveniva con i messaggeri a cavallo: c’era chi aveva l’obiettivo di scoprire dove dormisse il messaggero per sfilargli il messaggio. L’importante era che lui non si accorgesse di nulla, perché era importante che la comunicazione non venisse interrotta. J. Edgar Hoover, come capo dell’Fbi, negli Stati Uniti ha fatto largo uso delle intercettazioni. In italia, la polizia segreta dell’Italia fascista, l’Ovra, faceva lo stesso. Ma pensiamo anche a Enigma, la macchina elettromeccanica con cui i nazisti rendevano indecifrabili i loro messaggi. La decrittazione di questi messaggi cifrati durante la seconda guerra mondiale, a cui contribuì anche Alan Turing, fu importantissima per le forze alleate.

Quali tecniche vengono usate per evitare che un messaggio sia intercettato?
In alcuni casi, c’erano chiavi di apertura e di chiusura che permettevano al messaggio di autodistruggersi quando veniva letto. Nel caso di un messaggio chimico, può autodistruggersi una volta che viene a contatto con la luce del sole. Poi c’è il metodo delle criptazioni quantiche: nel momento in cui il messaggio viene scambiato, se la chiave viene intercettata, le due parti in gioco se ne accorgono e il messaggio scompare.

Tecnicamente, come si intercetta un messaggio?
Le tecnologie in questo senso si sviluppano di giorno in giorno parallelamente allo sviluppo dei mezzi di comunicazione. Per le intercettazioni telefoniche, prima bastava collegare dei fili alla centralina telefonica. Oggi le conversazioni avvengono soprattutto con i telefoni cellulari e l’intercettazione diventa più complicata, perché i messaggi sono trasportati dalle onde elettromagnetiche che vanno dal telefono al ripetitore e sono coperti da maschere di criptazione. Solo chi spedisce e chi riceve un messaggio conosce la “chiave”, cioè il codice. Il segreto è conoscere il codice, la chiave di lettura e far sì che gli altri non si accorgano che io l’ho scoperta. Ogni messaggio ha una doppia chiave: l’apertura e la chiusura. Scovando quella chiave, è possibile intercettare la comunicazione. Una volta registrato il segnale, viene decodificato con un software e registrato. È quello che fa anche l’hacker, cercando di intercettare le parole chiave dei messaggi in Rete. La parte più complicata dell’intercettazione è trovare la chiave di decodifica. Ma la cosa più importante, ribadisco, è far sì che gli intercettati non si accorgano di essere ascoltati.

Perché è importante che l’intercettato non scopra di essere intercettato?
Con i cellulari, se sai di essere intercettato cambi sempre scheda. In questo modo diventa difficile agganciare le onde elettromagnetiche perché questo lavoro richiede del tempo. E infatti è molto comune che un singolo utente usi più schede per non essere agganciato e quindi le autorità sono costrette a intercettare schede diverse. Poi, se la persona sa di essere ascoltata, è possibile che dica cose non vere per depistare. E io che li intercetto come faccio a distinguere un messaggio vero da uno falso? A questo punto, meglio non intercettare proprio che intercettare un messaggio falso. È quello che è avvenuto con lo sbarco in Normandia: gli americani, sapendo di essere intercettati, dicevano di voler sbarcare sulle spiagge di Calais per depistare i tedeschi. Anche con i messi a cavallo, era necessario non ucciderli e far sì che non si accorgessero che il messaggio fosse stato sottratto. Perché si mettevano i sigilli di cera lacca sui messaggi con la forma dell’anello che solo mittente e destinatario potevano avere? Se il sigillo è rotto, vuol dire che qualcuno ha intercettato il messaggio.

Insomma, dal medioevo non è cambiato proprio nulla?
Sono i mezzi di comunicazione a cambiare e ogni giorno ci sono nuove tecnologie per intercettare. Ma il concetto di base è sempre lo stesso.

Fonte Linkiesta