Computer Network Exploitation. Una nuova frontiera della guerra economica

Obiettivo privilegiato di attacchi spionistici in campo industriale sono le imprese che investono consistenti risorse in ricerca e sviluppo – e  soprattutto quelle operanti  in settori strategici e high-tech – ma nessun tipo di azienda o settore economico è escluso.  In tempi recenti ne sono state vittime anche colossi come General Motors, Lockheed Martin, Google, Intel, BAE Systems, Motorola, Northrop Grumman.

Lo spionaggio industriale viene praticato da diversi tipi di attori: 1) imprese che prendono di mira i propri competitors, spesso avvalendosi di impiegati infedeli di questi ultimi;  2) strutture private d’intelligence dedite al commercio di informazioni segrete o “sensibili” di ogni specie;  3) Servizi d’intelligence di determinati Stati, che mirano ad  acquisire all’estero segreti industriali e scientifici da conferire alle proprie imprese nazionali al fine di potenziarne la competitività e risparmiare ingenti costi di ricerca e sviluppo;  4) organizzazioni criminali attive nel business della contraffazione; 5) criminali informatici che agiscono autonomamente  o al servizio di  uno o più degli attori sopramenzionati.       

I danni inflitti dallo spionaggio industriale alle imprese e alle economie nazionali sono  molto consistenti: i Paesi colpiti subiscono un calo di competitività internazionale e spesso la perdita di un grande numero di posti di lavoro. Tuttavia, tali danni sono difficili da valutare e quantificare in maniera precisa: essi restano in gran parte “sommersi”. Ciò è dovuto a diversi fattori. Va sottolineato, in particolare, il fatto che le imprese vittime di un attacco spionistico (effettuato con strumenti d’intelligence tradizionali o cibernetici) spesso preferiscono non comunicare l’incidente avvenuto  alle Forze dell’Ordine, perché temono ricadute negative sulla propria immagine e reputazione. Inoltre, molte aziende si accorgono di aver subito un furto di informazioni sensibili soltanto a distanza di anni. 

Diversi  Stati ravvisano nello spionaggio industriale uno strumento indispensabile di  tutela della propria sicurezza economica e  di promozione  dei propri interessi  economici nazionali. Esso viene praticato, altresì, per acquisire tecnologie dual-use utili ai programmi di modernizzazione militare perseguiti da detti Stati (i confini fra spionaggio industriale e spionaggio militare spesso sono sfumati). 

Pertanto, non sorprende il fatto che nell’ultimo decennio determinati servizi d’intelligence stranieri abbiano notevolmente intensificato le proprie attività spionistiche tese all’appropriazione di segreti industriali e tecnologici. Per fare ciò, essi mettono in campo diverse metodologie operative, e in particolare la Humint (fonti umane occulte), la Sigint (intercettazione di comunicazioni) e, in misura crescente, le nuove tecniche di  intrusione nelle reti informatiche (come, ad esempio, lo spear phishing, utilizzato unitamente alle tecniche di social engineering).  

Il cyberspazio rappresenta un nuovo ambiente operativo per le attività di intelligence. Esso  facilita  molto le operazioni di spionaggio industriale, militare e politico, ne moltiplica l’efficacia, ne abbassa i costi operativi, minimizzando  altresì i rischi che gli autori e l’origine geografica di un attacco possano essere individuati.

Secondo esperti di controintelligence, i servizi informativi delle potenze emergenti del mondo non-occidentale (Cina, Russia, India, Iran, e altri paesi) dedicano considerevoli sforzi all’infiltrazione di industrie e centri  scientifici nei paesi occidentali. Ma anche alcuni Stati dell’area filo-occidentale praticano sistematicamente lo spionaggio industriale nei confronti di altri Paesi occidentali che sono i loro alleati militari. Vari analisti statunitensi affermano che i Servizi informativi francesi, israeliani e giapponesi da anni conducono programmi d’intelligence offensiva nei confronti delle corporations americane.

Il concetto di “guerra economica”, proposto da alcuni studiosi per descrivere l’ipercompetizione geoeconomica che caratterizza la nostra epoca, è  utile per comprendere la crescente rilevanza del fenomeno dello spionaggio industriale. La fine del mondo bipolare e il processo di globalizzazione hanno determinato una sempre più intensa competizione fra sistemi-paese per il controllo di tecnologie-chiave, per la conquista di mercati per i propri prodotti (specie quelli sensibili), e per il controllo di risorse energetiche e altre risorse naturali. Non a caso, le comunità d’intelligence di quasi tutti i paesi del mondo hanno via via ampliato i propri compiti in materia economica. Determinati Stati, poi, hanno scelto di potenziare lo spionaggio industriale: la componente più offensiva  dell’intelligence economica.  

I Servizi d’intelligence più agguerriti del mondo nel campo dello spionaggio industriale sono probabilmente quelli cinesi e russi. Entrambi stanno sviluppando forti capacità offensive nel campo del cyber-espionage. La Cina e la Russia, che si considerano concorrenti strategici degli Stati Uniti e dell’Occidente, puntano ad acquisire (tramite l’intelligence) le più innovative tecnologie occidentali allo scopo di modernizzare le proprie economie e apparati militari. Tra i target di maggiore interesse vanno menzionati i seguenti: information technologies, telecomunicazioni, nuove tecnologie in campo energetico, biotecnologie, ingegneria genetica, tecnologie nucleari, nanotecnologie, industria aerospaziale, tecnologie militari, elettronica.     

Di fronte al nuovo scenario di minacce sopra descritto si rende necessario per l’Italia rafforzare una serie di misure strategiche di contrasto, tra cui: 1) il potenziamento delle attività di controspionaggio, controingerenza e tutela della cyber-security nazionale  affidate alla comunità d’intelligence italiana;  2) politiche tese a incentivare le imprese a modernizzare i propri sistemi di gestione della sicurezza delle informazioni; 3) lo sviluppo di una più stretta cooperazione tra apparati di sicurezza e settore privato.

In conclusione, va sottolineato che per rilanciare la crescita dell’economia italiana occorrerà aumentare in misura consistente il livello d’investimento pubblico e privato in ricerca scientifica e tecnologica. Il nostro Paese dovrà essere sempre più in grado di rispondere alla domanda di prodotti high-tech nel mercato internazionale. Di conseguenza, nei  prossimi anni è destinata ad assumere una rilevanza ancora maggiore la protezione del patrimonio scientifico, tecnologico e industriale nazionale nei confronti di attività ostili d’intelligence.

Fonte Legnostorto