Occhio al telefonino – Perfino il cellulare può rappresentare una minaccia sotto questo profilo, perché deve agganciarsi sempre a una cella telefonica. Se, poi, si tratta di uno smartphone, c’è l’antenna GPS che peggiora la situazione, perché consente un’identificazione ancor più rapida e precisa. L’unica contromossa efficace è ridurre l’uso del telefonino e, in particolare, dei social network che offrono servizi di geolocalizzazione. Gli stessi social network presentano spesso delle impostazioni sulla privacy un po’ contraddittorie e, comunque, poco chiare: anche in questo caso, il solo modo per tutelarsi è accedere con cautela a questi siti e diffidare di applicazioni e giochi ad essi collegati.
Cookie, questi sconosciuti – Non dimentichiamoci dei cookie, quei piccoli e insignificanti file che ci semplificano la vita quando navighiamo in rete e che i browser di ultima generazione ci consentono di monitorare accuratamente. Anche loro si sono evoluti e ora sono nati i cosiddetti supercookie che, tramite Adobe Flash, riescono ad aggirare le impostazioni sulla privacy e inviano ai loro sviluppatori informazioni che ci riguardano. La loro eliminazione è un po’ più complessa, perché occorre intervenire manualmente nelle cartelle che contengono i file temporanei di Internet.
Body scanner impudenti – Oltre a queste, esistono minacce ben più gravi, che violano la nostra sfera privata e possono comportare danni economici: queste solitamente riguardano uomini d’affari, frequent flyer e, più in generale, chi fa largo uso di dispositivi mobili. Prendi, per esempio, i body scanner. Sono sempre più diffusi all’interno degli aeroporti, ma di tanto in tanto si affaccia lo spettro della pornografia e, comunque, non c’è alcuna garanzia che le immagini – che ritraggono le parti più intime del nostro corpo – vengano istantaneamente cancellate da ogni server. C’è, però, un problema insormontabile: non puoi evitare questo tipo di controllo, a meno di non voler essere ispezionato “di persona” in modo ancor più accurato.
Database sotto assedio – Gli attacchi ai database di multinazionali e banche rappresentano un altro rischio piuttosto grave, contro il quale non possiamo proteggerci in alcun modo: ne sa qualcosa Sony, il cui portale PlayStation Network è stato per mesi sotto l’assedio dei pirati informatici. Ora il mondo dell’hacking sta passando dal globale al locale, se così si può dire: gli smartphone sono più vulnerabili di quanto pensiamo e un hacker esperto può accedere facilmente ai dati al loro interno, sfruttando malware e trojan. Meglio, quindi, astenersi da procedure non proprio lecite, come jailbreak e rooting, e affidarsi ai soli market ufficiali per scaricare le app. Nel dubbio, è buona norma ripristinare il dispositivo e cambiare periodicamente le password.
Non fidarti degli hotspot – Non sono esposti agli attacchi degli hacker soltanto i telefonini, ma anche gli hotspot Wi-Fi a cui essi si collegano: sono, infatti, altrettanto facili da crackare e, una volta al loro interno, i pirati possono reperire i dati di chi è connesso. Se non vuoi correre questo pericolo, ti conviene accedere solo a reti domestiche o aziendali fidate, evitando i punti d’accesso pubblici, come biblioteche, bar e fast food, dove i controlli sono più bassi e non si ha mai la certezza dell’onestà degli altri utenti. E non finisce qui: esiste un ulteriore livello di minaccia, che riguarda sospetti, potenziali criminali, chi ha a che fare con essi e, talvolta, i nerd più incalliti.
Cyberindagini e cyberstalking – Tra queste forme estreme di violazione della privacy, troviamo le microspie e i sistemi di localizzazione GPS che gli organi di polizia – soprattutto tra Stati Uniti e Inghilterra – possono utilizzare per svolgere le loro indagini. Si tratta di operazioni perfettamente legali, seppur sgradevoli, ma in caso di sospetto è sufficiente rivolgersi a un bravo meccanico o a un tecnico informatico per ovviare al problema. Sistemi analoghi possono, poi, essere utilizzati da compagni gelosi ed ex fidanzati molesti: quest’attività prende il nome di cyberstalking ed è, invece, illegale. Per proteggersi, basta cambiare frequentemente le password e leggere i resoconti (log) generati dalle applicazioni che usiamo in rete.
La casa del Grande Fratello – A proposito di Internet, dietro all’angolo potrebbe sempre celarsi il troll di turno, che non aspira ad altro che a rubarci dati e immagini per il solo gusto di farlo. Si tratta di cani sciolti, incontrollabili e imprevedibili, che possono colpire chiunque: non c’è modo di fermarli, ma la fuga d’informazioni può comunque esser arginata, segnalando ogni forma di trasgressione agli amministratori dei siti coinvolti, i quali per legge sono tenuti a rimuovere tutto. Non bisogna, infine, sottovalutare i sistemi di domotica, o anche solo il controller Kinect e le webcam integrate nelle TV d’ultima generazione: attraverso questi, la nostra casa può trasformarsi – a nostra insaputa – in una sorta di Grande Fratello.
Un sano scetticismo – Le nostre considerazioni sono volutamente esagerate e velatamente ironiche: d’altra parte, non vogliamo trasformarti in un tecnofobo paranoico, che considera ogni oggetto hi-tech come una potenziale minaccia per la propria vita privata. Ciò non toglie che, con la velocità con cui avanza il progresso tecnologico in questi anni, l’esigenza di leggi più precise in questa direzione è diventata ormai una priorità e, comunque, l’utente medio deve ricordarsi di prestare attenzione a quello che è ancora un mondo tutto da scoprire.
Fonte Jacktech