Giallo sulla morte dell’ambasciatore Stevens, era un uomo della Cia?

Su diversi blog americani si legge che Chris Stevens era in realtà un uomo della CIA, inviato dall’intelligence a Bengasi “per ritirare dal territorio libico le armi date ai ribelli dall’amministrazione Obama” durante la guerra contro il Colonnello Gheddafi.

Su un altro forum di “complottisti”, invece, si legge che secondo l’opinione di “molte persone” Chris Stevens sarebbe arrivato in Libia a bordo di un cargo durante la guerra civile per incontrare i ribelli, proprio quando la compagine anti-Gheddafi aveva urgente bisogno di armi.

Ad avallare quets’ipotesi ci sarebbero le rivelazioni di un ex marines, che era a conoscenza di “dettagli di sicurezza” sull’ambasciatore Stevens e che la scorsa settimana ha dichiarato alla ABC che l’uomo assassinato l’11 settembre si trovava a Bengasi per “cercare armi cadute nelle mani sbagliate“.

Un’operazione da 007 insomma, più che da diplomatico, come afferma un blogger, Porwolf, sullo stesso sito per cospiratori: “La Libia oggi è molto lontana dall’essere un paese stabile e organizzato, dotato di una struttura realmente democratica”, scrive il forumista-complottista e aggiunge “Qualunque cosa stesse facendo Stevens a Bengasi non mi sembra proprio si trattasse di una normale missione diplomatica”.

Ma il mistero non finisce qui e, anzi, si infittisce dopo la trasmissione di Glenn Beck per The Blaze (sito di informazione conservatore). Beck riconstruisce cronologicamente i tragici momenti dell’assalto al consolato di Bengasi l’11 settembre.

L’ambasciatore aveva finitio la sua visita in Europa e si era recato nel consolato di Bengasi, dice Glenn Beck. Qui – secondo fonti ufficiali – scoppia un’improvvisa rivolta a causa del film anti-islamico. La gente inferocita attacca la sede diplomatica di Bengasi che, “doveva essere protetta da 30 soldati che inspiegabilmente scappano“, dice sempre il giornalista di The Blaze, e così Chris Stevens “viene assaltato, trascinato prima per la strada e poi portato in ospedale”.

Ma per Glenn Beck c’è qualcosa che non torna. Alle 22.15 dell11 settembre la maggior parte delle persone nel consolato Usa di Bengasi scappano per raggiungere “un luogo più sicuro“. Ma non l’ambasciatore Stevens, che resta nell’edificio. Tra le 22:45 e le 23:00 esplodono gli scontri, con colpi di arma da fuoco e lancio di granate. L’attacco da parte della folla viene descritto come “intenso, fatale e accurato”. Tre ex marines muoiono.

Al’1.15 del mattino il corpo di Chris Stevens viene trasportato in ospedale, dove i medici non riescono a rianimarlo. Poco prima dell’attacco uno degli uomini di sicurezza della’mbasciatore che poi morirà durante l’assalto, Sean Smith, posta il seguente messaggio su una bacheca online: “Presupponiamo di non morire stanotte. Abbiamo visto uno dei nostri poliziotti a guardia del compound fare fotografie”.

E ad avallare la teoria che la morte di Chris Stevens sia un “omicidio premeditato” e non colposo ci si mette anche il quotidiano britannico The Independent, che scrive che “i diplomatici americani erano stati avvertiti di possibili proteste a Bengasi tre giorni prima dell’uccisione dell’ambasciatore Usa”. Testimonianze fatte trapelare dal presidente ad interim libico, Mohammed al-Megarif, che ha dichiarato che l’attacco al consolato Usa è stato pinaificato da un gruppo islamico legato ad al Qaeda.

Nonostante tutte queste informazioni e il fatto che “le testimonianze dal campo smentiscono le posizioni ufficiali” (si legge su un blog molto seguito negli Usa), l’ambasciatore americano presso le Nazioni Unite, Susan Rice, “ha insistito sul fatto che le uccisioni sono state il frutto di una dimostrazione violenta contro il film Inncence of Muslims, sulla vita di Maometto” e che queste proteste “sono andate fuori controllo”.

In tutto questo, la CNN qualche giorno fa ha pubblicato stralci di un diario scritto a mano da Chris Stevens e ritrovato 3 giorni dopo l’assalto di Bengasi. Le pagine vengono subito inviate alla famiglia del diplomatico, ma prima i giornalisti della CNN le leggono e ne danno notizia, senza però scendere nei particolari.

Curioso che un semplice diplomatico, per quanto ambasciatore, avesse così tanti segreti da nascondere. Direbbero (anzi dicono) i complottisti. 

Fonte Panorama