Tra il 2008 e il 2012, nel distretto di Napoli si è registrato anche il maggior incremento dei “bersagli”, cresciuti del 21,7 per cento, mentre a Milano si registrava un calo del 20 per cento con 4 mila “bersagli” in meno. Di segno opposto invece il dato delle spese: Nel 2010 gli uffici giudiziari del distretto di Napoli (che comprende i tribunali di quattro delle cinque province della regione, con l’unica esclusione di Salerno) avevano liquidato per le intercettazioni ambientali o telefoniche poco più di 25 milioni di euro. Una cifra sensibilmente inferiore a quelle pagate nel distretto di Milano, oltre 39 milioni e mezzo di euro, Palermo, 34 milioni, Reggio Calabria, 31 milioni.
“Non conosco il dettaglio delle cifre indicate dall’Eurispes né le fonti da cui hanno tratto la loro statistica – afferma il procuratore aggiunto Francesco Greco, coordinatore del pool Mani pulite – però posso dire che il costo delle intercettazioni, già contenuto secondo quanto riferisce questo studio, diminuirà ancora: il procuratore Giovanni Colangelo infatti ha recentemente firmato un nuovo contratto che ci permetterà di spendere molto meno”.
L’avvocato Domenico Ciruzzi, presidente della Camera penale, commenta: “Le cifre si prestano a letture che potrebbero essere fuorvianti. Più ancora del numero degli intercettati e dei costi, andrebbero verificati i dati riguardanti la rilevanza e la legittimità: e dunque, i presupposti in base ai quali le intercettazioni sono state disposte, le autorizzazioni, il numero delle conversazioni risultate poi irrilevanti. A Napoli – argomenta ancora Ciruzzi – la Camera penale ha protestato duramente, con una mozione, per invitare la magistratura a rispettare le prerogative del difensore, così come l’avvocatura ha sempre rispettato l’autonomia e l’indipendenza della magistratura: troppo spesso si riportano con commenti brani di intercettazioni tra un indagato e il suo avvocato. A questo punto, lanciamo un appello al procuratore Colangelo: adotti anche a Napoli la circolare diramata dal procuratore di Catania Giovanni Salvi” che prevede la distruzione immediata delle conversazioni a contenuto difensivo intercettate tra l’indagato e il suo difensore. Argomento nel quale il procuratore aggiunto Greco preferisce non entrare, rientrando nelle valutazioni del capo
dell’ufficio.
Il coordinatore del pool Mani pulite però evidenzia: “Il procuratore Colangelo ha chiarito sin dal giorno del suo insediamento di essere intenzionato ad applicare in maniera rigorosa le norme sulle intercettazioni. Questo, naturalmente, senza voler limitare l’uso di uno strumento investigativo che resta indispensabile. A Napoli il numero di obiettivi particolarmente elevato si spiega innanzitutto con le indagini di anticamorra: non dimentichiamo che è stata data la caccia ad alcuni tra i latitanti più pericolosi d’Italia, poi tutti catturati. E in questi anni sono state condotte rilevanti indagini di pubblica amministrazione, anche in questo caso, mi sembra di poter dire, con risultati significativi”.
Fonte Repubblica