Ecco perché l’Arabia Saudita rischia grosso schierando i jihadisti in Siria

Abdullah

AbdullahL’Arabia Saudita e il Qatar sono i principali, e più espliciti, sostenitori regionali dell’opposizione armata contro il regime di Bashar al-Assad. Il Regno Saudita, prima economia dell’area, dispone di un ‘arsenale’ finanziario pressoché illimitato con cui sovvenzionare le proprie cause politiche. E non è un mistero che una di queste sia proprio quella di rovesciare lo scomodo (e forse troppo filo-iraniano) governo siriano.

Per i principi sauditi, Bashar al-Assad è un fastidioso vicino di cui doversi sbarazzare. Un vicino che rischia di rivelarsi in futuro una minaccia ancora peggiore, qualora l’esito della rivolta dovesse volgere in suo favore. Gli eventi – ormai in corso da 15 mesi – sembrano avvalorare le preoccupazioni saudite. Infatti, malgrado il massiccio dispiegamento di forze da parte dei nemici della dinastia alawita, i risultati in campo sono tutt’ora dalla sua parte.

Il Pentagono spia l’Africa, e lo fa dall’alto

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droneGli Stati Uniti guardano all’Africa. O meglio, spiano l’Africa. Aumentano in modo esponenziale le operazioni di intelligence, come anche le basi aeree da cui partono le missioni di ricognizione. L’obiettivo ufficiale, al solito, è scovare terroristi e presunti terroristi radicati in tutto il continente.

A rivelarlo, ieri, è stato il Washington Post. Piccoli velivoli a turboelica, disarmati e camuffati da aerei privati, dotati di sensori nascosti a raggi infrarossi per registrare i movimenti e tracciare i segnali radio e dei cellulari, vengono gestiti dalle forze speciali dell’Esercito Usa, che si avvalgono di “contractor” e della collaborazione delle truppe africane. Coprono un raggio d’azione di migliaia di chilometri.

Siria, le armi ai ribelli «fornite da Arabia Saudita e Qatar»

armi-300x200

armi-300x200I ribelli dell’esercito siriano libero, coloro che da 15 mesi combattono il regime di Bashar al-Assad, sarebbero stati armati dagli stati arabi del Golfo, in particolare da Arabia Saudita e dal Qatar. Le armi sarebbero entrate in Siria attraverso la Turchia grazie al sostegno dell’intelligence turca. A dirlo è il quotidiano britannico Independent,secondo cui i siriani avrebbero ricevuto anche carichi di kalashnikov, granate da lanciarazzi e armi anticarro.

Una circostanza che rischia di destabilizzare l’intera regione mediorientale dal momento che, secondo quanto affermato nel corso di una conferenza a Washington dal segretario di Stato americano Hillary Clinton, il governo di Damasco verrebbe rifornito segretamente di armi dalla Russia.

Il potenziamento dello scudo anti-missilistico europeo e la potenziale minaccia per la Russia

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4highres 00000401261591976676Un potenziamento graduale

Nella seconda fase di realizzazione del sistema anti-missilistico europeo non ci si aspettano radicali cambiamenti. Il «centro gravitazionale», come prima, rimane il versante meridionale: il Mar Mediterraneo, che sarà rafforzato con una flotta di navi dotate di sistema (Aegis), adatto alla ricezione di missili balistici. Inoltre, entro il 2015, si prevede di sviluppare la prima batteria mobile di terra con missili SM-3 block I e radar SPY-1, da posizionare in Romania, nella base di Devesel.

In questa fase si prevede di sviluppare e perfezionare la versione del missile SM-3 – block Ib, potenziata da un sistema di puntamento automatico a infrarossi moderno.