Rifiuti tossici e radioattivi nel Mar Tirreno
Bentornati nell’Alto Tirreno, santuario dei cetacei almeno sulla cartografia ufficiale. Invece del pesce ormai si pescano rifiuti pericolosi in questa “area protetta” a parole, come aveva già accertato Greenpeace con ben due rapporti scientifici (consegnati inutilmente al Governo tricolore). Così va in scena il solito copione, senza neanche il fastidio delle proteste popolari. Infatti, qualche giorno fa, 25 miglia a sud ovest dell’isola di Montecristo un peschereccio battente bandiera maltese ha tirato su dal mare sei fusti in plastica (di circa 50 litri cadauno) imbottiti e variamente assortiti di miscugli industriali. I bidoni sbarcati a Porto Santo Stefano, sono stati posti sotto sequestro dal locale Ufficio circondariale marittimo che sta curando le indagini del caso e che ha comunque accertato che i fusti non appartengono al carico (circa 40 tonnellate di cobalto, molibdeno ed altro) di quelli tossici persi in mare, al largo della Gorgona, dall’eurocargo Venezia ben 5 mesi fa, ma non ancora recuperati nonostante le vane promesse del ministro per l’Ambiente e la tutela del mare, Corrado Clini. Al momento sono in corso le analisi dell’Arpat sui campioni prelevati da tutti e sei i fusti.